Storia di Roma di Ettore Pais

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      GUERRA CONTRO I FALISCI, I CAPENATI. L'ASSEDIO DI VEIO. 9
      volsca, del cui ritorno sotto il dominio romano si riparla nel 400 a, C. (1) Nel 399 si fa menzione di un nuovo soccorso che i Cape-nati e i Falisci recano ai Veienti, e si narra che dapprima l'esito della battaglia fosse incerto; ma in fine vincono i Romani e danneggiano gravemente i Veienti che avevano tentata una sortita. Nell'anno seguente (398 a. C.) continua l'assedio di Veio senza che avvenga qualche fatto militare degno di menzione; si racconta invece di memorabili prodigi, con i quali ha principio la storia della conquista della città assediata già da otto anni. Il lago Albano, senza che le pioggie avessero aumentato il volume delle acque, cresce a dismisura ed oltrepassa il livello normale. I Romani inviano una sacra ambasciata all'Apollo Delfico, ma intanto un aruspice veientano, che era venuto in dimestichezza con uno di quei soldati romani che da tanti anni assediavano la città di lui, udito il prodigio, mostra conoscerne il significato. Preso a tradimento dal romano, come narravano le versioni più recenti, ovvero recatosi egli stesso quale fuggiasco nel campo dei nemici, secondo un'altra tradizione nota a Cicerone, dichiara che Veio potrà essere presa solo quando le acque sovrabbondanti del lago Albano saranno regolarmente incanalate. 0 Tornano frattanto i messi da Delfo e recano analoga risposta: doversi incanalare l'acqua ed irrigare con essa i campi; ciò adempito la città nemica cadrà in potere dei Romani. (3) Costoro avevano frattanto dovuto sostenere una guerra contro i Yolsci e gli Equi; contro i primi ad Anxur, ossia a Tarra-
      (1) Liv. V, 10 sq.
      (2) La versione comune del vate rapito è data da Livio, V, 15; Dion. Hal. XII, 10 sq.; Val. Max. 1, 6, 3; Plutarco, Cam. 3; Zonara, VII, 20, in luogo di un soldato romano parla di Romani e di simulazione di amicizia da essi fatta verso il vate che stava presso il muro della città. La versione opposta di Cicerone, de diviìu I, 44, 100, secondo cui un nobile veiente avrebbe spontaneamente cercato rifugio fra i Romani, era tolta, come egli ci dice u ex annalibus „. E dalla versione nota a Cicerone, ib. cfr. II, 32, 69, si ricava come già fossero fuse le due tradizioni di Veio conquistata dai Romani e dell'immediata e collegata presa della Città per opera dei Galli.
      (3) Il nome degli ambasciatori romani Licinio Cosso, Valerio Potito, Fabio Ambusto è dato dal solo Plutarco, Cam. 4. E ovvio riconoscervi i gentilizi di tre fra i più noti annalisti romani e le tarde fouti di Dionisio.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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