Storia di Roma di Ettore Pais
10 CAP. V. - DALLA CADUTA DEL DECEMVIRATO ETC.
cina, ove il loro presidio era assediato, contro i secondi a Labici, divenuta ormai colonia romana. I tribuni militari À. Postumio e L. Iulio in quello stesso anno fanno una scorreria contro i Tar-quiniensi, che vengono detti " nuovi nemici „. (*) Conosciuto il responso dell'Apollo Delfico, i Romani cercano di espiare il prodigio del lago Albano, ed in omaggio al volere divino i tribuni militari del 397 a. C. abdicano ; i nuovi, come quelli del 399 a. C., vengono eletti in massima parte fra i plebei. Se non che due di essi, Titinio e Genucio in una campagna contro i Capenati ed i Falisci hanno la peggio. (-) Frattanto si attende alle sacre cerimonie, si compie la canalizzazione dell'acqua del lago Albano e si crea dittatore M. Furio Camillo, che a maestro della cavalleria sceglie P. Cornelio Scipione. Il novello duce forma pure un esercito rafforzato dallo spontaneo concorso della gioventù degli Ernici e dei Latini, vota grandi feste, promette un tempio alla dea Matuta e muove alla presa della città. Prima però supera i Falisci ed i Capenati nell'agro di Xepet, quindi stringe di più serrato assedio Yeio, la quale l'anno prima insieme ai Falisci ed ai Capenati avrebbe vanamente richiesto l'aiuto delle confederate città etnische. Queste, a scusa della loro astensione non hanno più il pretesto dell'onta ad esse recata dal re veiente, bensì la comparsa di nuovi nemici, ossia dei Galli che le obbligano a pensare a se stesse ed a disinteressarsi della sorte delle città consaguinee. I Veienti sono quindi di nuovo abbandonati. L'assedio procede intanto alacremente, e la città sta per essere presa soprattutto per mezzo di una sotterranea galleria che guida alla rocca. Gli antichi si dilungavano in questa occasione a riferire storielle e prodigi: fra l'altro narravano delle viscere di una vittima sacrificata da un sacerdote etrusco, proprio nel punto dove faceva capolino la galleria, viscere rapite e portate a Camillo perchè la vittoria, secondo la voce fatidica del sacerdote, avrebbe conseguito chi le tagliasse. Inoltre si diceva che presa la città la statua di Giunone Regina avesse accennato con il capo di gradire la
Liv. Y, 16. Liv. V, 18.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (57/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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