Storia di Roma di Ettore Pais
24
CAP. V. - DALLA CADUTA DEL DECEMVIRATO ETC.
Nessun punto di appoggio, come può a primo aspetto apparire, ci porge la notizia relativa alle quattro statue degli ambasciatori con cui si sarebbero ornati i rostri, poiché, oltre all'esserci ignoti i personaggi ricordati, la menzione dei rostri ci conduce a un monumento che tal nome ebbe solo dopo il 338. (*) E che non si tratti di una sola anticipazione di linguaggio dimostra il fatto che Cicerone ne parlava come di statue, che avevano ornati i rostri sino all'età sua. Ora è evidente che tali statue non erano anteriori al tempo in cui, secondo la stessa tradizione, il Foro e anzi tutta la Città, salvo il Campidoglio, venne incendiata dai Galli. (-) Così non inerita fede la cronologia della guerra veiente. È stato più volte notato, e risulta dallo stesso racconto degli antichi, che l'assedio decennale non è che una imitazione di quello di Troia. (s) È evidente dall'altro canto che essendo stati più volte i Romani vinti in questo tempo dai Yeienti, e da essi e dai loro alleati cacciati in fuga, (4) l'assedio non potè diventare regolare se non negli ultimi tempi, in cui si parla del coniando del dittatore Furio e dei prodigi del monte Albano.
In che rapporto stia poi il lago Albano con l'assedio di Veio
non appare chiaro dalle narrazioni degli antichi, e la soluzione, del quesito è tutt'altro che facile e certa. Ma la via che conduce ad essa sarà forse un poco meno aspra, qualora si distinguano fra loro due redazioni diverse, e si riferiscano a due fatti pure distinti la galleria del lago Albano e quella di Veio. Secondo la tradizione più diffusa, la spiegazione del prodigio albano è data da un aruspice, che gli autori più recenti facevano catturare a tradimento dai Romani, ma che, secondo gli annali più vetusti, sarebbe invece fuggito spontaneamente presso i nemici della sua patria. (5) Nondimeno i Romani inviano una ambasciata a Delfo, la quale, a nomeO Plin. .V//. XXXIV, 23. Sui rostri Liv. Vili, 14; Cfr. s. p. 584, n. 1. (2) Cic. Phil. IX, 4 sq. 3) Liv. V, 4, 11.
(4) Liv. V, 7; 22, 8: a curn plus aliquaudo cladium intulisset quam acce-pisset. cfr. Diod. XIV, 43.
(5) Cic. de divin. I, 44, 100.
| |
Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
|
Pagina (71/795)
|
da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Cicerone Foro Città Campidoglio Galli Troia Romani Yeienti Furio Albano Albano Veio Albano Veio Romani Nondimeno Romani Delfo Plin Liv Cfr Cic Liv Liv Cic Vili Phil Diod
|