Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. V. - DALLA CADUTA DEL DECEMVIRATO ETC.
Nulla, a parte i molti elementi eli carattere aneddotico, vieterebbe ammettere che Veio sia stata presa per mezzo di una galleria. Ma è certo sorprendente che, per tutto il periodo storico di cui ci occupiamo in questo volume, non si parli di un tale artificio guerresco se non per Veio e per Fidene, le due costanti alleate. À distinguere del resto il fatto della presa di Veio da quella della conduttura dell'acqua albana contribuiscono le ragioni che riferiremo a suo luogo e ci faranno supporre che tale incanalatura non si riferisca al tempo di cui ci occupiamo, ma sia da assegnarsi alla metà del IV secolo, all'età di L. Furio Camillo le cui gesta, come vedremo anche rispetto ad altri particolari narrati a proposito della guerra di Veio, furono in più casi confuse con quelle del celebre dittatore. (*)
Con la storia dell'assedio di Veio e con quella dell'ambasciata a Delfo stanno pure in stretta relazione la decima della preda nemica offerta ad Apollo ecl il sacro cratere d'oro inviato a codesto dio, trattenuto e poi restituito dai pirati di Lipari. Questo ultimo particolare, ha un'importanza tutto affatto speciale; esso segna a primo aspetto uno dei fatti più antichi della storia autentica romanae dei reali rapporti dei Romani con le genti greche, sicché per ra-
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gioni sia pure diverse da quelle per cui gli antichi l'esponevano con una certa minuzia, siamo anche noi obbligati a prenderlo in esame. Non vi sarebbe motivo di dubitare della possibilità di una sacra ambasceria dei Romani a Delfo verso il 396 a. C., poiché, da oltre un secolo e più, i loro amici di Cere avevano fatto omaggio a tale divinità. (2) Così non vi sarebbe ragione di negare fede alla storiaetrusco L. Aquinio, che sei anni dopo è a servigio dei Romani, e spiega loro perchè la divinità li avesse abbandonati durante la battaglia dell'Allia, v. Cass. Em. apnd Macrob. I, 16, 21; cfr. Liv. VI, 1; Gell. NA. V, 17. Naturalmente mancano indizi sicuri per insistere su una simile congettura; si noti ad ogni modo che nel 398 i Romani essendo in guerra contro gli Etruschi, non hanno aruspici di tal nazione. Liv. Y, 15, 1.
(*) Ciò ad es., rispetto al tempio di Matuta, v. oltre al cap. VI. L'assurdità del racconto tradizionale intorno al prodigio del lago Albano rispetto alla presa di Veio pare che avesse in mente Cicerone, de divin. II, 32, 68; il passo è disgraziatamente guasto.
(a) Hkrodot. I, 167.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (73/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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