Storia di Roma di Ettore Pais
CRITICA DELLE TRADIZIONI CIRCA LE AMBASCERIE A DELFO. 29
autore, (che attingeva a fonti tutt'altro che immuni da errori, ma certo più antiche e degne di considerazioni che non siano gli annalisti romani), i Galli, che avevano posto l'assedio a Marsiglia avendo fatto pace, offrono doni ad Artemide, la dea protettrice della città greca, ed una nave marsigliese si reca in sacra teoria a Delfo per recare ad Apollo i doni votivi. Reduci dal sacro pellegrinaggio, gli ambasciatori massalioti vengono a sapere che la città dei Romani, i loro antichi amici, è stata presa ed incendiata. Recano in patria il triste annunzio ed i Massalioti deliberano di aiutare a spese pubbliche i Romani fornendo essi, ciò che gli annalisti latini dicevano avessero fatto le matrone, l'oro che mancava al riscatto. (*) Che la versione dello storico provenzale sia interamente esatta ci guardiamo bene dall'asserire, dacché essa tendeva a rendere più antiche, in questo come in altri casi, le benemerenze di Marsiglia verso i Romani. Tuttavia da essa apprendiamo che, secondo versioni diverse da quelle ufficiali, la nave marsigliese non recava già a Delfo doni dei Romani, bensì quelli della città greca liberata dall'assedio gallico, e che tale teoria, anziché nel 394, due anni dopo la presa di Veio, partì per Delfo l'anno stesso in cui fu presa Roma. Tutto sommato e tutto considerato è più che giustificato il sospetto che la storiella del cratere d'oro donato dai Romani a Delfo non abbia nulla a che fare con l'assedio di Veio. Può darsi che la storia del cratere contenga qualche elemento storico riferibile ad avvenimenti posteriori, tanto più che parecchi indizi ci provano come le storie della presa di Veio e dell'assedio del Campidoglio per opera dei Galli vennero fra loro fuse e confuse; (¦) ma non è escluso il dubbio che si sia di fronte ad uno dei falsi parallelismi della storia greca che abbiamo tante volte notato, (3) e che nel nostro caso
(1) Iust. XLIII, 5, 8: 44 quam rem domi nuntiatam publico miniere Massi-lienses prosecuti sunt, aurumque et argentum publicum privatumque contulerunt ad explendum pondus Gallis, a quibus redemptam pacem cognoverant cet
(2) E con ciò si spiegano le diverse redazioni sull'oro offerto dalle matrone, sul cunicolo del Campidoglio, ed il vaticinio che la presa di Roma per opera dei Galli collegava con la conquista di Veio fatta dai Romani, Cic. de divìnat.
I, 44, 100; II, 82, 69.
(3) Liv. V, 18, 7 sq.; cfr. VII, 6, 9.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (76/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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