Storia di Roma di Ettore Pais

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      44 CAP. V. - DALLA CADUTA DEL DECEMVIRATO ETC.
      gente patricia notiamo, come per il periodo precedente, la glorificazione della famiglia plebea o pseudo patricia dei Menenì e dei plebei Metili, Duilì, Trebonì, dei plebei Vergini, dei Pomponi, degli Icilì, dei Sextì, e soprattutto di quei Licinì, che vediamo ora come in seguito contrapposti ai Claudi, alla cui gente apparteneva quello storico che da Livio venne ampiamente usufruito nella compilazione di questi libri. Ad un'annalista del genere di Licinio convengono infatti alcune di quelle falsificazioni dei fasti che appaiono così manifeste in questo periodo, e di lui e degli altri annalisti dell'età sillana e cesariana sono degne invenzioni quelle particolareggiate descrizioni delle lotte forensi fra patrici e plebei, le quali da qualsiasi punto si esaminino, rispecchiano le contese dell'età graccana e post-graccana. (')
      (*) Chiare traccie di redazioni e di falsificazioni di data recente si trovano oltre che nelle interpolazioni degli Iulì a proposito del culto e del tempio di Apollo a. 431 a. C., v. Liv. IV, 29, 7, nella storia del processo del console Sempronio accusato da un tribuno Ortensio, Liv. 42, cfr. s. p. 614, n. 2, dell'interré L. Papirio Mugilano a. 421, Liv. IV, 43, 9, racconto, che, come già vide il Mommsen, roem. Chronólogie, 2a ed. p. 97, uscì dalla stessa fucina che fabbricò il falso console ed il falso censore Papirio del 444 e del 443 a. C. Liv. IV, 7, 10; 8, 7; Dion. Hal. XI, 62. Esercizio retorico di tardi annalisti, anziché intera invenzione liviana è il discorso di Appio Claudio il quale era: u iam non promptus ingenio tantum sed usu etiam exercitatus v. Liv. V, 3, 1, il quale riferisce ap-punto tale discorso. E evidente infatti che codesto eloquente Claudio è un posticcio antenato del celebre Appio Cieco del tempo di Pirro (cfr. particolarmente Liv. X, 15, 12; 22, v. oltre al cap. VIII). Lo stesso vale dell'orazione Sesto Tempanio, 423 a. C., che nell'anno seguente sarebbe stato fatto tribuno della plebe, intorno al cui discorso Livio, IV, 41, 1, dice: * adversus haec Teinpani oratio incompta fuisse dicitur, ceterum militariter gravis, non suis vana laudibus, non crimine alieno laeta cet. „ E osservazioni interamente analoghe vanno naturalmente a maggior diritto fatte rispetto alle due orazioni di Licinio il primo plebeo che sarebbe diventato tribuno militare nel 400 a. C., v. oltre p. 45, n. 2. Il Tempanius di cui parliamo sarebbe stato anche u decurio equitum, „ il che, tenendo conto del carattere patricio della antichissima cavalleria romana, è un'indicazione più che sospetta, e degna di annalisti come Licinio Macro (cfr. s. p. 35, n. 3). I Tempauì sono una di quelle genti che non ricompaiono mai più nella storia Romana come i Laceri, gli Acuti ricordati per il 401 a. C. Liv. V, 11, v. s. p. 533, n. 2; sicché, da qualunque lato si esamini questa notizia appare essere fattura di età assai recente.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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