Storia di Roma di Ettore Pais

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      IL CAMPIDOGLIO ASSEDIATO DAI GALLI; VITTORIA DI CEDICIO. 55
      li obbligano a fuggire nel territorio di Anzio, dove non trovano miglior fortuna. (1) La sciagura toccata ai Romani incoraggia vari popoli nemici, fra gli altri gli Etruschi; ma i Romani, che avevano riparato a Veio, e che s'erano raccolti sotto il comando di un centurione di nome Q. Cedicio, li sconfiggono e ritornano vincitori a Yeio. (-) Frattanto il Campidoglio è sempre cinto dai Galli; gli assediati danno prove di coraggio e di valore; un Fabio, rimanendo stupiti i nemici, per compiere un sacrificio proprio alla sua gente, scende dalla rocca e si reca sul Quirinale; compiutolo, ritorna tranquillamente, passando fra i Galli che non osano molestarlo. (8) I Romani raccolti a Yeio vorrebbero recare aiuto ai concittadini assediati e invitano il centurione Cedicio a guidarli; ma costui, non insuperbito dal successo ottenuto sugli Etruschi, ricusa di sostituirsi in tale impresa ai tribuni; si delibera quindi di chiamare Camillo da Ardea. Ma occorreva un regolare senato consulto dei senatori rimasti a Roma. (4) Un Ponzio Cominio si assume il difficile incarico di penetrare nella rocca, e per i dirupi soprastanti alla porta Carmentale giunge di notte non visto dagli assediatoli, ed ottenuto il senato consulto che autorizzava il popolo adunato nei comizi curiati a richiamare Camillo dall'esilio ed a nominarlo dittatore, ritorna a Yeio. Camillo, dopo aver atteso, come dice la tradizione, la quale dal lato costituzionale mira ad essere corretta, che fosse stata approvata la legge, si reca a Yeio ed assume di nuovo il comando dei suoi concittadini. (5)
      (*) Liv. V, 43; Plut. Cam. 23. Questo episodio manca in Diodoro.
      (2) Anche Diodoro, XIV, 116, sa della vittoria dei Romani raccolti a Yeio, ma non fa il nome di Cedicio.
      (3) Liv. V, 46, 2 (cfr. Val. Max. I, 1, 11), che lo chiama C. Fabius Dorsuo; Aópawv soltanto Cassio Emina apd App. Gali. 6; Ka(awv ói3iog, Cass. Dio. fr. 25, 5; cfr. Flor. I, 7, 16, che lo dice pontefice, a torto, dacché, come pone in chiaro Livio, l. c.y si tratta di un sacrificio proprio della gente Fabia. Questo tratto manca in Diodoro.
      (4) Anche questo dato manca in Diodoro.
      (6) La forma costituzionalmente corretta è riferita da Livio, V, 46, 11, il quale, con le parole: u magis credere libet non prius profectum ab Ardea quam comperit legem latam cet., „ accenna all'altra secondo cui Camillo non attende il decreto approvante la a lex de imperio „ ed accetta subito il comando dai Romani


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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