Storia di Roma di Ettore Pais

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      ALLEANZE CON I SANNITI E CON I CARTAGINESI
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      della cavalleria dà ad Aulo Cornelio Cosso. Nel territorio falisco si fanno incursioni ostili, senza trovare il nemico; i Ceriti atterriti dalla guerra, chiedono scusa, ricordano i benefici resi ai Romani al tempo dell'invasione gallica, e ottengono una tregua di cento anni. (l) Nel 351 si parla di quaranta anni di tregua accordati ai Tarquiniensi. (-)
      Ritornano daccapo in scena i Galli; nel 350 il console plebeo M. Popilio Lenate trionfa contro quelli di tal gente che occupavano i monti Albani. (3) Per tener lontane le scorrerie marittime dei Greci, che nello stesso anno infestavano le sponde del Lazio, si crea dittatore L. Furio Camillo, il quale, nella qualità di console, conduce la guerra anche per Tanno successivo. I Galli sconfitti fuggono verso il territorio volsco e falerno e si spingono sino alTApulia, precisamente come nel 390 e nel 367, allorquando per due volte erano stati vinti dal dittatore M. Furio Camillo. (4) E come in quelle circostanze un T. Manlio si sarebbe reso cospicuo per il duello con un guerriero gallo, così in questa battaglia del 349 M. Valerio uccide un guerriero di tal nazione, che lo aveva provocato a singolare tenzone. (5) Con i Greci non vi fu contesa; si allontanarono dalle coste latine e nessuno sapeva poi dire alcunché di preciso intorno allo Stato a cui appartenevano. (6)
      Il successo delle armi romane, che nel 354 aveva indotto i Sanniti a chiedere alleanza, fa sì che lo stesso facciano nel 348 a. C.
      (s) Liv. VII, 19 sq.; cfr. Strab. V, p. 220 C. Il fr. 38 di Dione Cassio, dove ci dice che ai Ceriti fu tolta metà delle loro terre, dal Boissevain, I, p. 138 sq., è giustamente, per quanto mi sembra, riferito all'anno 273 a. C.
      H Liv. VII, 22, 6.
      (3) Liv. VII, 23-25: a triumphus a Popilio de Gallis actus magno favore plebis „. Cfr. Act. Triumph.: tt [m. ^o^/Jllius M. f. C. n. Laenas cos III a. CDIII (=404 V. = 350 a. C.) [de ^]lleis Quirinalibus (27 Febbraio) „.
      (4) Liv. VII, 25-27; cfr. Dion. Hal. XV, 1 sq. (cfr. XIV, 8 sq.); App. Celi. 8-10.
      (5) Liv. VII, 26; cfr. gli annali noti a Gellio, NA. IX, 11 ; Dion. Hal. XV, 1, App. Celt. 10, Cass. Dio, fr. 30, p. 89 Boiss.
      (*) Liv. VII, 26, 15: u cuius populi ea cuiusque gentis classis fuerit, nihil certi est. maxime Siciliae fuisse tyrannos crediderim: nani ulterior Graecia ea tempestate intestino fessa bello iam Macedonum opes horrebat Chi potessero essere codesti Greci discuto particolarmente in seguito.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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