Storia di Roma di Ettore Pais

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      LE DISCORDIE INTERNE; M. MANLIO CAPITOLINO.
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      genti. Aggiungiamo che come un Sicinio, negli anni precedenti aveva combattuto l'invio di una colonia nel territorio volsco, ed era stato autore della proposta di emigrare a Yeio, proposta che si fa daccapo dopo la partenza dei Galli, cosi un Sicinio ora chiede che anche l'agro pomptino venga accordato alla plebe; (*) le guerre contro gli Ernici ed i Volsci sono di impedimento alla immediata esecuzione di codesti piani. Pochi anni dopo, quello stesso M. Manlio che aveva salvato il Campidoglio e che era già stato tre volte console, mosso da invidia verso M. Furio Camillo, il quale per se solo con gli onori coglieva il frutto della vittoria, si trasforma ad un tratto in demagogo. Gli porgono a ciò occasione le usure dei patrici ed il caso pietoso di un centurione valoroso il quale, come nelle sedizioni del 494, ovvero negli anni precedenti al decemvirato, è tratto in carcere per non poter solvere il debito. (*) M. Manlio Capitolino deplora ad alta voce lo stato infelice della misera plebe, libera il centurione pagando di suo il debito, accusa i patrici di occultare l'oro gallico e a favore dei plebei pone all'asta il suo avere. Il dittatore Cornelio Cosso lo fa trarre in arresto, ma la plebe impone lo scarceramento. La sedizione continua per l'anno seguente; il partito degli ottimati fa credere che Manlio aspiri a diventare re, e due fra gli stessi tribuni della plebe, un Menenio ed un Publilio, lo citano in giudizio. Ma le sue elargizioni (aveva liberato dai debiti e dal carcere circa quattrocento cittadini), il ricordo degli atti infiniti di valore, e più ancora l'aver salvata la rocca capitolina, che egli mostra al popolo, fanno sì che venga in seguito scarcerato. Si convoca allora il popolo nel bosco Petelino, fuori della porta Flumentana, in un sito d'onde non si potesse vedere il Campidoglio, e Manlio è riconosciuto colpevole di aspirare al regno (384 a. C.) (3) Sul processo e sulla fine di lui correvano però
      (*) Liv. VI, 6, 1; cfr. V, 24. La tradizione, come già facemmo notare, tenta differenziare questi due personaggi assegnando al primo il prenome di Tito, al secondo quello di Lucio.
      (2) V. s. parte I, p. 495.
      (3) Liv. VI, 14-20. Cfr. Dion. Hal. XIV, 4; Val. Max. VI, 8, 1; Plut. Cam. 36; App. Hai. 9; Cass. Dio, fr. 26; cfr. Zonar. VII, 24. Notizie derivate da


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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