Storia di Roma di Ettore Pais

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      LOTTE FRA PATRICI E PLEBEI. LA LEGGE PETELIA.
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      le nuove cariche dei due edili curuli destinati ad onorare Giove nei * ludi maximi, „ riservano pure a se le funzioni giuridiche del consolato, e si crea a tale fine un pretore che debba essere scelto esclusivamente dal loro seno. (*)
      Con questo grande trionfo della plebe le agitazioni non sono però terminate. Nel 363 i tribuni della plebe obbligano infatti a dimettersi il dittatore L. Manlio, che troppo acerbamente si era comportato nel fare le leve militari, (*) e nell'anno successivo il tribuno Pomponio osa citare l'ex dittatore a comparire in giudizio, per la poca cura che aveva Dell'educare il figlio. Il processo non ha luogo, causa la pietà filiale di Tito Manlio, che impone al tribuno della plebe di desistere dall'accusa, e di ciò è premiato dal popolo. In quello stesso anno infatti si delibera che i tribuni delle legioni, che venivano scelti dai comandanti, siano eletti in parte nei comizi, e Tito è uno fra costoro. (3) In questo medesimo anno, la infelice campagna del console plebeo Genucio dà occasione ad Appio Claudio di far constatare come gli dei non fossero favorevoli al cangiamento di costituzione. (4) I malumori fra patrici e plebei sono di nuovo causa di una sedizione che, nel 359 a. C., grazie al pericolo della guerra esterna, è composta dal console plebeo Popilio Le-nate. (5) I patrici sarebbero stati favoriti da una legge presentata dal
      (1) Liv. VI, 40-42, VII, 1. Maggior copia di particolari rispetto a Camillo ed alla parte che egli ebbe, prima come oppositore, poi come paciere, si leggono in Plutarco, Cam. 42.
      (2) Liv. VII, 3, 9: a tandemque omnibus in eum tribunis plebis coortis, seu vi seu verecundia victus dictatura abiit „. In fine è quanto Plutarco, v. s. p. 74, n. 4, afferma rispetto alla quarta dittatura di Camillo.
      (3) Liv. VII, 4. L'aneddoto della pietà di Tito Manlio era già noto alla fonte di Cickronk, de off. Ili, 31, 112, il quale, anziché al maltrattamento usato da L. Manlio verso i cittadini nel far le leve militari, accenna come motivo principale della accusa: quod is paucos sibi dies ad dictaturam gerendam ad-didisset. „; cfr. Val. Max. V, 4, 3.
      (4) Liv. VII, 6.
      (5) Liv. VII, 12, 4: * orientemque iam seditionem inter patres et plebem metu tam propinqui belli compressali! Da una fonte annalistica naturalmente deriva la notizia seguente che porge a Cicerone, Bmt. 14, 56, materia d'allargamenti e di supposizioni: a licet aliquid etiam de M. Popilii ingenio suspicari, qui cum consul esset eodemque tempore sacrificium publicum cimi laena faceret,


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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