Storia di Roma di Ettore Pais
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cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
tribuno della plebe Petelio, la quale mirava a comprimere le ambizioni della gente nuova (358 a. C.); Tanno dopo, una rogazione dei tribuni della plebe M. Duilio e L. Menenio valse a moderare le usure dei patrici. (*) Nel 356 C. Marcio Rutilo, primo fra i plebei, giunge all'onore della dittatura e si sceglie a maestro dei cavalieri un altro plebeo, ossia C. Planzio; (2) naturalmente i patrici se ne vendicano con far sì che l'anno dopo i due consoli siano eletti fra i loro, e ciò (secondo fasti tutt'altro che sicuri come vedremo a suo luogo) conseguono pure per i due anni successivi (354-353). (3) In quest'ultimo anno il dittatore T. Manlio, tenendo un contegno interamente opposto a quello del dittatore P. Manlio, (ger cui le leggi Licinie Sextie erano state approvate), uguale invece a quello di un Fabio nel 356, dichiara di non volere convocare i comizi che a tenore di tali leggi permettevano ai plebei di coprire una delle due cariche di console. La plebe gravata dall'usura strepita più che mai, e finalmente ottiene che venga creato console C. Marcio, accanto al patricio P. Valerio Publicola, il quale ultimo fa ripensare a quel console del primo anno della repubblica, al quale la pseudo storia romana attribuiva una politica assai democratica. Sotto il consolato di costui e del collega Marcio con la creazione di cinque mensari, con stabili provvedimenti, ed in parte a spese pubbliche, si provvede a scemare le sofferenze dei plebei immersi nei debiti. Primi a coprire codesti uffici furono i plebei C. Duilio, P. Decio e Q. Publilio ed accanto ad essi i patrici M. Papirio e T. Emilio. (4)
quod erat flamen Carmentalis, plebi contra patres concitatione et seditione nun-tiata, ut erat [laena amictus] ita venit in contionem seditioneni cum auctoritate tum oratione sedavit „. Questo stesso Popilio è colui, il quale, evidentemente nella sua qualità di tribuno della plebe, secondo la fonte originaria di Livio fper quanto ciò possa apparire strano nella redazione dei nostri fasti, v. s. p. 74, ti. 1), avrebbe fatto punire Licinio Stolone per aver mancato alla sua legge sui cinquecento iugeri, Liv. VII, 16, 9; Val. Max. Vili, 6, 3; Plin. XH. XVIII, 17.
(l) Liv. VII, 22.
O Liv. VII, 15.
(3) Liv. VII, 17, 6.
(4) Liv. VII, 17, 13. Per il 354 a. C. Livio stesso, VII, 1S, 10, confessa: 44 in quibusdam annalibus pio T. Quinctio M. Popilium consulem invenio „.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (123/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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