Storia di Roma di Ettore Pais

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      CRITICA DELL'ASSEDIO GALLICO DEL CAMPIDOGLIO.
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      contraddizioni. Le narrazioni superstiti ci parlano della vittoria che il centurione Q. Cedicio, alla testa dei Romani raccolti a Veio, seppe conseguire a danno degli Etruschi, e lodano quella modestia che a lui vietò di accettare il comando dei concittadini, che volevano liberasse gli assediati nel Campidoglio. Sarebbe stato necessario ricorrere al senato, e Camillo, rispettando anche egli la costituzione, non si sarebbe recato a Veio e non avrebbe assunto il comando, prima che venisse distrutto l'effetto del processo per cui era esule e venisse regolarmente creato dittatore secondo la legge. Ma se è vero che i Romani, al pari degli Spartani e di altri popoli antichi, all'osservanza della legge civile e delle sacre cerimonie subordinavano il compimento di date imprese militari, è anche certo che in più di un caso, davanti alla necessità, non se ne mostrarono affatto osservanti. La stessa vittoria di Cedicio sopra gli Etruschi starebbe in opposizione con tale tradizione, dacché proverebbe come questo centurione, in caso di necessità, avesse assunto il comando senza preoccuparsi della costituzione. E evidente che tutto codesto racconto è opera di uno di quegli uomini di stato che miravano ad inspirare, con gli esempi degli avi, il rispetto alle leggi ed ai superiori, ossia di uno di quegli annalisti, i quali più che una storia scrivevano un catechismo politico. (*) Dall'altro lato non è meno manifesto che, alla stessa maniera che i Ceriti ed i Romani si contrastavano il merito di aver ritolto ai Galli la preda, i plebei Cecidi non volevano essere da meno dei patrici Furi nel l'aver salvata la patria. La vittoria del centurione Q. Cedicio non merita forse più fede delle rivincite di Camillo e della storiella della voce del dio Aio Locuzio, che avrebbe parlato ad un altro Cedicio. Il
      (') Del resto dallo stesso racconto di Livio, V, 46, 11 (cfr. s. p. 55, n. 5) appare manifesto che non tutti narravano in tal modo codesta faccenda, e che la fonte che mostrava così grande rispetto alle forme costituzionali era di età abbastanza recente. Questo passo di Livio richiama naturalmente le analoghe osservazioni che questi VI, 38, 10 (v. s. p. 73, n. 4) fa rispetto alle cause che indussero Camillo ad abdicare nel 368, di fronte al contegno della plebe, al tempo delle rogazioni Licinie-Sextie. Secondo la fonte di Servio, ad Aen. VI, 825, Camillo, dopo aver vinto i Galli, u rediit in exiiiurn, unde rogatus reversus est „.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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