Storia di Roma di Ettore Pais
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cap. vi. - dall' invasione gallica etc.
doto della porta Pandana, cosi come la stessa Tarpeia fu fatta coetanea di Tito Tazio, di Numa, o fu fatta vivere nei primi anni della repubblica od infine dell'età gallica. (l) Nel caso di Por-senna abbiamo davanti a noi una redazione clie rappresenta, al pari del mito di Mastarna, le pretese delle genti etnische ;(*) in quello del patto contratto con i Galli ci troviamo di fronte ad una redazione favorevole a codesti nemici del popolo romano, la quale difficilmente può derivare da altre fonti che non siano gli scrittori italioti e sicelioti, e particolarmente gli storici di quella Siracusa che con i Galli invasori strinse allora alleanza. (3) Che in queste versioni di origine greca si contenga alcun che di vero prova del resto in modo irrefutabile la stessa tradizione nazionale, la quale fa ogni sua possa per occultare, o meglio, per travisare il fatto della libertà riacquistata con le mille libbre del riscatto.
Gli elementi fin'ora discussi rivelano carattere etiologico, in altri termini, spiegazioni di riti e di dati di indole topografica. Dicemmo di già dei racconti relativi ai * doliola „ ed ai * busta Gallica „ e della storiella della porta u Pandana „ la quale, al pari della Carmentale, era stata da altri collegata con la leggenda di Tito Tazio e di Appio Erdonio. L'aneddoto relativo al pane che i Romani assediati avrebbero gettato ai Galli si riconnette con il culto di Giove Pistore, la cui ara si trovava nel Campidoglio;(4) la cerimonia del cane ucciso annualmente in onore di Genita Mana e delle oche, (simbolo di castimonia e perciò sacre a Giunone Capitolina) suggerì il racconto dei cani dormienti e delle oche che avrebbero destatof1) Y. s. parte I, p. 530.
(') Y. s. parte I, p. 339 sgg,
(3) Iust. XX, 5, 4; VI, 6. Sui mercenari galli di Dionisio di Siracusa v. Diod. XY, 70. L'amicizia dei Siracusani con i Galli, come ebbi già occasione di far notare, è la causa per cui sorsero le leggende che gli eponimi dei Galli collegavano con miti siciliani, v. Tim. fr. 37 M, FMG. I, p. 200; cfr. IY, p. 640; Diod. Y, 24; App. Ilìyr. 2 (per le ragioni di ciò v. Diod. XY, 13, 2).
(4) Ovid. fast. YI, 350-394. Dovremmo stabilire che tale ara di Giove Pistore non fu dedicata prima del 171 a. C., qualora la dedica mettessimo in relazione con il passo di Plinio, XH. XYIII, 107: u pistores Romae non fuere ad Persicum usque bellum annis ab urbe condita super DLXXX
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (139/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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