Storia di Roma di Ettore Pais

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      critica della leggenda di m. manlio capitolino.
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      fra coloro che avevano le case su questo colle, (*) e dove indica con il cognome di Capitolini anche i Quinzi. (2) Ma é pressoché assurdo che un privato potesse occupare il punto più alto del colle dove era la rocca, e re Tito Tazio avrebbe avuta la reggia. (3) Va invece notato che il tempio di Giunone Moneta, secondo la versione canonica, non sarebbe stato eretto subito dopo il 385, in cui si diceva che Manlio Capitolino fosse stato precipitato dalla rocca Tarpeia, bensì durante la dittatura di L. Furio Camillo, il quale a maestro dei cavalieri si sarebbe scelto Gneo Manlio Capitolino. E questo tempio si dice dedicato ranno seguente, essendo console quel Tito Manlio, che avrebbe ornato se ed i suoi con il cognome di Torquato. (4) Risponde al carattere delle leggende topografiche il fissare la casa di Manlio dove uno di questa gente dedicò il tempio di Giunone, e poiché in tal tempio, a partir dall'età di Pirro era l'officina monetaria, (5) si comprende come mai si asserisse che Marco Manlio, il preteso patrono della plebe, cedesse tutto il suo per pagare i debiti dei poveri e denunciasse i patrici occultatoli del tesoro gallico. Con pur ciò si accordano le notizie sulle leggi l'elative alla riduzione dell'usufrutto attribuite ad un Manlio. (6)
      (*) Liv. V, 50, 4: d conlegiunique ad eam rem M. Furius dictator consti-tueret ex eis, qui in Capitolio atque arce habitarentf2) Non credo di dovere invece dare importanza di sorta al cognome di Capitolino, che i fasti danno anche ai Sesti, ai Tarpei, ai Meli. Il cognome dei Sesti si riconnette con una famiglia plebea di tarda età, che fu pure arbitrariamente collegata con il decemvirato, v. s. parte I, p. 570, n. 3; Tarpeio Capitolino, console del 454 a. C. è un personaggio non autentico; Tarpeio e Capitolino sono gli stessi nomi del dio Tarpeio o Tarquinio del colle Capitolino, v. s. parte I, p. 533 sgg. Cosi non è autentico Melio Capitolino, che figura come tribuno militare nel 400 e nel 396 a. C. Esso fu fabbricato in quelle stesse fucine in cui si die vita a Licinio primo tribuno militare plebeo, v. s. parte I, p. 560, ed alla leggenda dell' 44 eques Maelius „ e della sua casa posta ai piedi del Campidoglio, dove poi sorse il mercato dell'Equimelio, cfr. s. parte I, p. 543.
      (3) Liv, VI, 20, 13; Plut. Rom, 20, 8; quaest. II. 91, dove si fa pur menzione della casa di Valerio sul Velia che vedemmo essere un tempio, Ciò. d.
      r. p. II, 31, 53; Sol. I, 21.
      (4) Liv. VII, 28, 4 sq.; cfr. Cic. de domo, 38, 101; Ovid. fast. IV, 185.
      (5) Liv. VI, 20, 13.
      (G) Liv. VI, 14; cfr. oltre p. 145 sgg.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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