Storia di Roma di Ettore Pais
la tradizione meno incerta sulle guerre galliche.
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Da questo racconto di Polibio, al quale la critica ha ormai riconosciuto un valore superiore alle tradizioni romane, risulta che sono false le tradizioni nazionali a proposito delle vittorie di M. Furio Camillo nel 390 e nel 367, e che lo sono del pari le narrazioni inficerò fuggire i Galli. Chi pensi l'opposto e reputi che in ciò vi sia una notizia di fonte romana: (ossia il vanto di aver fatto fuggire i Galli, senza nemmeno combattere), ponga mente all'intonazione del racconto polibiano, confronti le tradizioni certamente nazionali, che fanno esplicita menzione di molte vittorie, anzi di macello dei nemici (v. anche rispetto al 349, Liv. VII, 26). Dall'altro canto le parole di Polibio, II, 22, 5, dove discorrendo dei Galli che restituirono ai Romani le loro città dice: ziXoc, s&s Xovxì xaì [xs-cà ydpizoQ 7tapa§óvc$£ tyjv tcóXiv a&paoaxoi Y.0LÌ àr.vsig syovxss zvjv (òcpsXsiav, stg tvjv otxetav sTiavyjvfrov non possono spiegarsi se non ammettendo che Polibio abbia seguito una fonte greca. Se poi Polibio, II, 24, poco oltre, porgendo l'elenco delle forze romane nella guerra gallica del 225 a. C. riferisce dati ufficiali romani, ciò prova solo che egli non attingeva meccanicamente ad una sola fonte, ma che, come fa a proposito della prima guerra punica, confrontava le une con le altre.
Quale questa fonte sia, non abbiamo più modo di determinare. Non basta pensare come I'Unger, Zeitrechnunr/, p. 812, a Timeo; si può con altrettanto diritto fare altri nomi, ad es. quello di Filino di Agrigento. Il fatto che Polibio biasima costui di poca imparzialità, non dimostra che non lo abbia potuto talvolta seguire. Cosi egli biasima per lo stesso motivo Fabio Pittore, I, 14, e non-dimeno qua e là attinge a questo scrittore. Ad uno scrittore siceliota fanno certo pensare, la menzione dei Veneti in Polibio e quella delTApulia, già ricordata da Claudio Quadrigario, fr. 11 P; cfr. Diod. XIV, 117; Liv. VI, 42, 8; VII, 1, 3; 6.
E senza osare determinazioni rispetto alle fonti immediate degli annalisti come Licinio, o Valerio, o Claudio, che Livio ebbe presenti, non è fuor di luogo rammentare che l'invasioni dei Galli nell'Italia superiore, centrale ed inferiore esponeva il siracusano Filisto, il quale, ai tempi di esse, le sue storie scriveva appunto nella forzata dimora nelle colonie siracusane, sulle coste dell'Adriatico e particolarmente della Venezia, v. Plut. Dion. 3; cfr. de exil. 14; Paus. I, 13, 9; (cfr. Plin. JSH. III. 121, che ricorda la u fossio Philistina „ cioè il canale fatto da Filisto. Intorno alla efficacia siracusana nelle coste della Venezia al tempo di Filisto e di Dionisio I, v. s. parte I, p. 143 sgg.) Tuttavia non può escludersi che Polibio, lì, 18, 3, ove accenna all'assalto che i Veneti fecero nelle terre dei Galli, obbligando costoro ad abbandonare Roma, anziché un dato di una antica narrazione greca porga quello che derivava da uno scrittore romano. Codesto racconto potrebbe infatti essere anche l'anticipazione parziale di ciò che avvenne durante la grande invasione gallica del 225 a. C., in cui i Veneti furono fra gli alleati romani, Polyb. II, 24, 8.
A quello stesso gruppo di fonti greche da cui derivano, almeno in parte, le notizie di Polibio sulle guerre galliche, paiono ad ogni modo potersi riferire dati di Polieno e di Frontino sopra ricordati, v. p. 90 sg.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (154/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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