Storia di Roma di Ettore Pais
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cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
pensare vi sia stato scambio fra la statua famosa ed un altro dono meno celebre fatto da un altro Quinzio. Dalle parole di Livio si ricava che quest'inscrizione sarebbe perita nell'incendio del Campidoglio dell'83 a. C. Ora. anche ammesso che le parole di Livio 11011 accennino ad un rifacimento posteriore ed arbitrario del testo, e che questo testo non sia da mettersi nella stessa lista di quei libri lintei certamente falsificati, dei quali Licinio Macro e Elio Tuberone facevano uso, resterebbe sempre evidente che la fonte di Livio mescolava malamente due fatti fra loro distinti. (l) Se la menzione della statua di Giove Imperatore e dell'inscrizione del dittatore del IV secolo sia frutto di semplice confusione e di negligenza, ovvero di deliberata falsificazione di un'annalista o dell'estensore delle memorie domestiche dei Quinzì, è una di quelle questioni, che, allo stato attuale delle nostre cognizioni, non abbiamo modo di risolvere con tutta quella sicurezza che desidereremmo. Questioni analoghe richiamano alla niente le tre patere di oro che M. Camillo avrebbe dedicato dopo la vittoria degli Etruschi nel 389 a. C., (-) ed il muc-
(1) Stando a Livio, VI, 29, 9, il testo dell'inscrizione sarebbe stato presso a poco (tf bis ferme incisa litteris fuit „) il seguente: tf Iuppiter atque divi omnes hoc dederunt ut T. Quinctius dictator oppida no veni caperet. T Questa indicazione congiunta a quella di Festo, p. 363 s. v. : u trientem tertium pondo coronam auream dedisse se Iovi donum scripsit T. Quinctius Dict[afor] quom per novem dies todidem urbes et decimam Praeneste cepisset. id significare ait Cincius in Mystagogicon 1. II duas libras pondo et trientem cet, „ suggerì al Ritschl, opu-*cuìa IV, p. 203 sg., una restituzione metrica diversa da quella già da altri tentata. Se non che gli stessi passi di Festo e di Livio non paiono accordarsi pienamente fra loro, perciò nel testo liviano si pensò, già dal Gronovio, che in luogo di u oppida novem caperet T sia da aggiungere: u per totidem dies „. Ma non è da escludere (ciò che le stesse parole di Livio riferite lasciano intravedere^, un rifacimento arbitrario del testo già accolto dalla fonte dello storico padovano. Se l'indicazione di Ciucio contenga una redazione più esatta ovvero anche essa un tardo rifacimento non abbiamo più modo di stabilire, essendo falso il racconto delle gesta di Quinzio rispetto al 380 a. C. e non avendo noi modo di determinare se uno solo o vari dei donar! dei Quinzì furono riferiti al 380 a. C. Cfr. oltre p. 112, n. 2; 117.
(2) Liv. VI, 4, 3: * quas cum titillo nominis Camilli ante Capitolium incensum in Iovis cella constat ante pedes Iunonis positas esse „. Rispetto alle disposizioni delle statue della divinità queste parole presentano gravi difficoltà agli storici del tempio di Giove Capitolino, v. Joruan, Topographie der Stadi Boni. I, 2, p. 93, n. 91.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (157/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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