Storia di Roma di Ettore Pais
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cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
vano essere da meno dei Furi nell'aver rivendicato l'onore romano, sicché assegnavano a sè quelle medesime gesta che erano vanto di quella e di altre famiglie. L'esame delle gesta dei Quinzì indica chiaramente come le memorie di codesta gente fossero state in molte maniere trasformate. Alla stessa guisa che quelle di Manlio Capitolino furono variamente riferite a diversi personaggi del, IV secolo ed anticipate in parte anche rispetto al secolo V, così più tardi ad un Quinzio, durante la grande rivolta del 342, venne attribuito quanto da altri, per quel medesimo anno, era già stato assegnato ad un Manlio. E lo stesso episodio dello zoppo T. Quinzio, che lungi dalla Città, nell'agro tuscolano, nel 342 attendeva a coltivare il suo podere, fu riferito al celebre T. Quinzio Cincinnato del secolo V, le cui imprese, come avemmo già occasione di constatare, vennero pure foggiate in seguito ad un ulteriore rimaneggiamento di quelle del più o meno storico T. Quinzio, che ricompare negli anni 330, 360 e 351 a. C. (l)
L'ulteriore esame dei fasti e della cronologia tradizionale indica che anche il trionfo che nel 350 a. C. un Popilio avrebbe riportato sui Galli sta in opposizione con le gesta che vengono attribuite a L. Furio Camillo, (2) e questo medesimo fenomeno abbiamo modo di constatare anche a proposito dei Sulpicì. La vittoria ed il trionfo che il dittatore C. Sulpicio avrebbe conseguito contro i Galli nel 358 non si accorda con la più autorevole cronologia delle guerre galliche riferita da Polibio. Si aggiunga che, stando a notizie che si riconnettono probabilmente con le memorie domestiche di tal gente, il dittatore C. Sulpicio nel 358 avrebbe completamente distrutto l'esercito dei Galli Boi. (3) Ora se può concedersi che dei Boi
(l) V. s. parte I, p. 525 sg.; cfr. Livio, VII, 39, 11.
(*) V. s. p. 108, n. 1; cfr. oltre al cap. IX.
(3) App. Celt. 1: jjls-cì Ss xaoxa Beno:, KeXxixòv sfrvog fryjpiaoSéaxaiov s^Xìte 'Pa);ia{oc$, y.ai aùxolg Tàios SooXnixio^ Sixxxxoap, jisxà oxpaxiSg àiiVjvxx, e qui Appiano dopo aver accennato ad ordinamenti di guerra usati da Sulpicio conclude : xaì oì Boioi ouv òtzò Ta),ia:a)v xóxs scp^ipvjjav rcavaxpax'.cj. Analoga anticipazione abbiamo forse in Appiano, ib. 11, dove discorrendo di Britomaris rispetto alle guerre galliche del 284 ricorda, per quel che pare, v. Mo^imsen, roem. For-schungen, II, p. 372, n. 123, il Viridomaro dell'età di Claudio Marcello (222 a. C.)
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (163/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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