Storia di Roma di Ettore Pais
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cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
bedue patrici. Constatiamo però come per il decennio 377-366 (che è soverchiamente povero di avvenimenti), si sia ricorso al rimedio di fissare un'anarchia di quattro o cinque anni, durante la quale non si sarebbero creati magistrati curuli. Ora questa tradizione, accolta anche nei Fasti Consolari Capitolini, è in disaccordo con quella di altri annali, in cui si menzionava un solo anno di anarchia, eppoi con quelle redazioni nelle quali non appare interruzione di sorta nella creazione di magistrati curuli. (*) Che i Licini siano stati gli autori di questa grande riforma è poco credibile: che per favorire un Licinio suo parente, il dittatore Manlio avesse facilitata l'approvazione delle rogazioni Licinie, come già un Cornelio per simile ragione avrebbe fatto sì che un Licinio, primo fra i plebei, giungesse al tribunato militare, non merita fede di sorta. (2) Gli antichi avevano
(*) V. s. p. 63, il. 1 ; 73. Roma è rimasta realmente per qualche tempo senza magistrati curuli durante il 202 a. C., Liv. XXX, 39, 5. L'esistenza dell'anarchia è ignota al Cronografo delPa. 354. Su ciò rimando al cap. IX ed al volume di complemento.
(2 11 colmo dell'assurdo o meglio dell'impudenza si ha dove seguendo Licinio Macro, certamente sua fonte, dopo aver affermato che: u P. Manlius deinde dictator rem in causam plebis incliuavit C. Licinio, qui tribunns militimi fuerat, magistro equitum de plebe dicto „ Livio, VI, 39, aggiunge: u dictatorem propinqua cognatione Licinii se apud patres excusare solitum,simili negantem magistri equitum niaius quam tribuni consularis imperimi] esse Questo passo va naturalmente confrontato con quanto Livio, V, 12, 12 (parlando di C. Licinio Calvo, che primo fra i plebei avrebbe conseguito l'onore del tribunato militare, in un luogo in cui fra gli autori consultati v'è anche l'annalista Licinio Macro) dice: u nec satis constat, cur primus ac potissimus ad novum delibanduni honorem sit habitus: alii Cu. Corneli fratris, qui tribunns milituni priore anno fuerat triplexque stipendium equitibus dederat. gratia extractum ad tantum honorem credunt; alii orationem ipsum tempestivain de concordia ordinimi patrihns plebique gratam habuisse Chi esamini superficialmente questi passi può essere indotto a credere che mentre Licinio Macro seguiva una di tali versioni, le rimanenti venissero date da fontic "
diverse, e che quindi anche altri che non fosse il ben noto annalista dell'età sii-lana, parlava dell'arrivo dei Licini al tribunato militare nel 400 a. C. Ma in tutto ciò va considerato, come già facemmo valere, che è erroneo credere che dal solo Licinio Macro derivi tutto quanto si riferisce alle falsificazioni dei Licini. dacché una famiglia cosi potente, arrivata al pontificato sino dai tempi di Annibale e di Fabio Pittore, che a quell'ufficio dette un uomo cospicuo (v. i passi notevolissimi di Livio, XXX, 1 e di Cicerone, Brut. 19, 77; de sen. 9, 27; 14, 50; 47, 61; cfr. de orai. III, 33, 134 e, si badi, al tempo delle origini stesse
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (181/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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