Storia di Roma di Ettore Pais

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      critica delle leggi licinie sestie
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      già notato cóme i Licini fossero fra quelle famiglie plebee, le quali si erano intruse in ogni occasione negli annali più vetusti, vantandosi di cariche e di onori che non erano stati da essi realmente conseguiti, (*) Ed è infine assurdo pensare che, prima ancora che i plebei avessero conseguito il consolato, un Licinio avesse potuto ottenere l'ufficio di maestro della cavalleria, ossia la più aristocra-
      della annalistica e della confezione degli annali massimi per opera dei pontefici, non aspettò l'età sillana per glorificare le proprie gesta. Ed ove non si dovesse pensare a questo più antico Licinio, è difficile allontanare il pensiero dall'altro pontefice massimo P.Licinio, il console del 131, l'amico e fautore dei Gracchi (Cic. Accad. II, 5, 13; Plut. Tib. Oraceli. 9; 21; cfr. CIL. I, 552 sq.; NoL d. Scavi, 1897, p. 120), morto in Asia nel 130 a. C., che era del pari lodato per la sua dottrina ed eloquenza (Cic. Brut. 26, 98; de orat. I, 37, 170; 50, 216), di cui una figlia, come diremo, sposò appunto un Sulpicio, l'altra C. Gracco. Nulla ci trattiene dal pensare che Licinio Macro nelle fonti domestiche trovasse già esposte tali varie versioni sulla causa dell'onore accordato al suo pseudo antenato del 400 a. C.; nulla infine ci impedisce sospettare che egli stesso abbia accennato a tale varietà di opinioni dal momento che Licinio Macro, rispetto alle gesta delle sue genti come di altre (v. Liv. IV, 7, 10; 20, 8; 23, 2; IX, 46, 3) accennava a tradizioni discordi.
      (l) Lo stesso Livio, VII, 9, 3, parlando degli avvenimenti del 361 a. C., vale a dire di fatti strettamente connessi dal lato sostanziale come dal cronologico con quelli di cui qui ci occupiamo, a proposito del dittatore T. Quinzio Penno, dice: u dictatorem, T. Qnintium Pennnm eo anno fuisse satis constai et magistrum equitum Ser. Cornelium Maluginensem. Macer Licinius comitiorum habendorum causa et ab Licinio consule dietimi scribit, quia collega comitia bello praeferre festinante, ut continnaret consulatum, obviam eundnm pravae cupiditati fuerit. quesita ea propriae familiae laus leviorem auctorem Licininm facit. cum mentionem eius rei in vetustioribus annalibus nuli ani inveniam, magis ut belli Gallici causa dictatorem creatura arbitrer inclinai animus „. Chi il complesso delle notizie di quell'anno esamini attentamente e senza pregiudizi, riconoscerà che non andiamo altrove errati pensando che i consoli del 361 siano gli stessi del 364 a. C., o, per meglio dire, che non ostante il prenome diverso di uno di essi, i due mariti delle sorelle di Fabio di cui si parla di già rispetto al 377, Liv. VI, 34, 5, siano di autenticità più che dubbia, che gli annali più vetusti sapessero solo della dittatura di T. Quinzio Penno. Che poi Livio, pur riconoscendo cosi di frequente il nessun valore di Licinio, potesse valersi così ampiamente dell'opera di Ini costituisce uno dei fatti più notevoli e curiosi della storiografia romana. Questo, checché si sia detto in difesa dell'eloquente scrittore patavino, non è che uno dei molti casi in cui egli non curò di tirare le logiche conseguenze dal suo sia pure superficiale esame delle fonti.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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