Storia di Roma di Ettore Pais

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      critica delle leggi licinie sestie.
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      Stolone, che le versioni ostili a Licinio collegavano con la colpa del più antico console di tal gente, e che dai Licini era invece spiegato a titolo di lode, si intende ove si tengano presenti le vicende di P. Licinio " il ricco „ del secolo III, il quale, primo dei suoi, coprì realmente le cariche di console e di maestro dei cavalieri. Abbiamo invece veduto come si narrasse che ciò aveva già conseguito il suo falso antenato di circa un secolo e mezzo innanzi.
      Un' ulteriore conferma della recente origine di codesta legge Licinia è fornita dall'esame delle notizie relative a quella omonima che avrebbe aumentato da due a dieci il numero dei sacerdoti incaricati di custodire i libri sibillini, di cui cinque avrebbero dovuto essere plebei. La notizia, a primo aspetto, non contiene nulla di strano; tale sacerdozio aveva relazione con i culti forestieri, di cui buona parte aveva ed ebbe anche in seguito maggiore importanza per i plebei che per i patrici, i quali ultimi erano ancora i soli chiamati a custodire la religione nazionale. Parrebbe naturale ammettere che la partecipazione della plebe a tale ufficio dati dal tempo in cui questa consegui appunto una simile ammissione alle più alte cariche politiche dello Stato. Ma va osservato che nel 196 a. C. il tribuno della plebe C. Licinio fece appunto approvare una legge per cui si creavano i triumviri epuloni, che a Giove dovevano preparare il banchetto sul Campidoglio, (1) e nel 145 un altro C. Li-
      con l'etimologia di u Stolo r dagli stolones, ossia da quei rampolli che succhiano e sottraggono il vigore delle piante, cfr. Plin. NH. XVII, 7, che parlando del cognome Stolo „ dei Licinì dice: u ita appellatur in ipsis arboribus fruticatio inutilis, unde et pampinatio inventa primo Stoloni dedit nomen Così Vakrone, d. r. r. I, 2, 9, dopo aver parlato della legge agraria di Licinio Stolone intorno ai cinquecento iugeri nota: * qui propter diligentiain culturae Stolonum confirmavit cognomen, quod nullus in eius fundo reperiri poterat stolo, quod effodiebat circum arbores e radicibus quae nascerentur e solo, quos stolones appellabant,,. I Licini pertanto assegnavano un'origine onorevole al loro cognome, opposta a quella che davano i loro nemici. Va pure notato che del nostro P. Licinio Dives, il console del 205, il censore del 210 a. C., è detto: u Crassus Dives primns argento auroque folia imitatus ludis suis coronas dedit „, Pun. NH. XXI, 6.
      O Liv. XXXIII, 42. Anzi, considerando che nel 196, due dei primi tre epuloni furono C. Licinio e P. Manlio, si sarebbero involontariamente condotti a domandarsi se per caso in costoro si debba cercare il prototipo del tribuno C. Li-


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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