Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vi. - dall'invasione gallica etcsecondo una tradizione meno esagerata dal lato cronologico, L. Furio Camillo avrebbe innalzato il tempio di Saturno, che era il tesoro
      (occorrerebbe a ciò un volume), ma noto come dal lato storico paia strano che Roma abbia atteso sino all'89 a. C. per dare al bronzo un valore fiduciario, dopo che, sino dal principio del III secolo, nell'Italia centrale e meridionale, questo metallo aveva perduto carattere di vera moneta. Infatti nel 189 cominciano a cessare le distribuzioni della preda in denaro di bronzo (Liv. XXXVII, 59) e di queste non è più fatto menzione dopo il 179 a. C. (Liv. XL, 34; 59; cfr. Mommsen, op. cit. II, 72) ; l'argento gli si sostituisce. Con ciò sta in corrispondenza che nel 193 e nel 189 le colonie latine di Valentia e di Copia battono Tasse se-mondale, Mommsen, op. cit. II, p. 194. Probabilmente a ciò dovette contribuire anche quell'abbondanza di oro che verso la metà del II secolo fece calare di un terzo il valore di questo ultimo metallo, Polyb. apd Strab. IV, p. 208 C. Fissando Passe semonciale all'89 a. C., non solo non si capisce come Roma, che era il centro finanziario del mondo, almeno dalla metà del 11 secolo, abbia atteso P89 per fare una riforma che da secoli era accettata dal mondo greco, ma Pabbia fatta proprio alla vigilia di quegli anni (fra P84 ed il 74; in cui per oltre mezzo secolo non coniò più monete di bronzo.
      Forse un esame più complesso della moneta della repubblica romana (manca ancora su ciò uno studio definitivo) potrebbe mostrare che, anziché un breve intervallo di tre anni (dalP89 all'86), dalla legge Papiria semonciaria a quella Valeria, che accordava il 25 °/0 ai creditori, ossia a quel tempo in cui, per dirlacon Cicerone, de off. Ili, 20, 80, * iactabatur____nummus sic ut nemo posset scire
      quid haberet, „ vi fu un distacco più lungo. In breve, la legge Papiria parrebbe rappresentare una disposizione che metteva Roma nelle condizioni finanziarie internazionali; e sebbene non si sia in grado di precisarne Panno, pare sia il caso di pensare ad un tribuno Papirio, od anteriore alPes. dell'età dei Gracchi o a questa coevo. Certo accettando l'ultime ipotesi, si intendono meglio le parole di Plinio, l. c. 46, il quale, dopo aver accennato alle riforme dell'asse onciale del 217, dice: u mox lege Papiria semunciarii asses facti La parola * inox „ accenna ad una data non troppo lontana dal 217 e non può riferirsi all'89 a. C. Anche le notizie seguenti di Plinio parrebbero confermare questa conclusione. Ma di ciò altrove.
      Per il caso nostro è più importante notare il rapporto che, stando alla tradizione, vi fu costantemente fra le varie riduzioni degli assi e le leggi sull'usura. Che infatti le successive riduzioni dell'asse fossero strettamente connesse con P * aes alienum, „ che affliggeva la plebe e con una ànononri xwv è
      detto tanto per la prima riduzione dell'asse librale, quanto in occasione delle successive; v. Plin. XH, XXIII, 45: "dissolutimi aes alienum „; Fest. p. 347 M,
      s. v. sexantari asses: "____populus aere alieno liberaretur cet. cfr. ib. s. v.
      sexterti Paul. ep. Fest. p. 98 M. Che poi in Roma l'usufrutto non sia stato fissato ad un'oncia per asse (= 8 °/o circa) dal 451 e che non sia stato ridotto alla se-moncia nel 347 a. C. credo di rendere probabile nel seguito del volume. Su ciò cfr. al cap. sg.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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