Storia di Roma di Ettore Pais

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      critica della storia costituzionale.
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      Possiamo tralasciare di occuparci delle pretese leggi censorie di M. Camillo e del suo collega Postumio, degne in tutto e per tutto delle molteplici falsificazioni, che si trovano nella pseudo storia della censura romana prima del III secolo. (x) Esse meritano di stare a fianco alla pretesa concessione che nell'età di M. Camillo sarebbe stata fatta alle matrone, ossia di venire dopo morte pubblicamente lodate dai rostri; quest'ultimo costume cominciò infatti a comparire solo sul finire del secolo II a. C. (2) Anche la sedizione che si dice composta dall'eloquente Popilio Lenate nel 359 non è garantita da dati più sinceri di quelli relativi alla vittoria che, nove anni dopo, questo personaggio avrebbe conseguito sui Galli. (3) Nò è credibile
      * priscae ac nimis durae, ut plerisqne videatur, severitatis, „ Liv. XXII, 60, 5, nel 216 si oppose a che si riscattassero i prigionieri di Canne, e nel 211 a. C. rifiutando il consolato, ai cittadini che dovevano combattere Annibale, avrebbe esclamato: 44 neque ego vest.ros mores consul ferie potero, neque vos impennili meum, „ Lrv. XXVI, 22, 9; cfr. Zonara, 1. c. Ebbene ciò dall'AucT de vir. ili. 82 è pur riferito per T. Manlio, console del 340: u consulatum recusavit, quod diceret, neque se populi vitia neque illuni severitatem snani posse sutferre „. Anche nel 141 a. C. un T. Manlio punì suo figlio reo di corruzione, il quale figlio poi siuccise, Cic. de fin. 1, 7, 24; Liv. ep. LIV; Val. Max. V, 8, 3.
      f1) Rispetto alle leggi di Camillo sui celibi, v. Val. Max. II, 9, 1; Plut. Cam. 2, 4. Da Liv. ep. LIX; Suet. Auy. 89. (cfr. Gell. XA. I, 6, che pensaall'a. 102) si ricava che i gravi disordini prodotti dal celibato si cominciarono
      ad avvertire ed a reprimere verso il 131 a. C.
      «
      (2 E stato più volte notato, v. ad es. Weissenborn ad Liv. V, 50, 7; cfr. Hirschfeld, zur Camillus-Legende, p. 127, che la notizia riferita al tempo di Camillo e della invasione gallica: * matronis gratiae actae, honosque additus ut earum sicut vivorum post inortem solemnis laudatio esset, „ Liv. V, 50, 7, contrasta singolarmente con quanto Cicerone, de orat. II, 11, 44, parlando di Q. Lutazio Cattilo, il console del 102 a. C., dice: 44 a te est Popilia, mater ve-stra laudata, cui primum mulieri hunc honorem in nostra civitate tributum puto Da tale passo è agevole trovare la data della formazione della tradizione li-viana, e se non mi inganno, questa notizia vale anche a spiegare il luogo di Festo, p. 233 M; cfr. Paul. ep. Fest. p. 232 M, ove si dice che la tribù Popilia (così i mss. in luogo di Poblilia) traeva il nome dalla progenitrice dei Popilì. Su ciò ritornerò a suo luogo.
      (3) Intorno al falso trionfo gallico di M. Popilio, v. s. p. 108, n. 1. Che anche la storiella della sedizione da lui composta stia in rapporto con il cognome di * Laenas „ derivato dal vestito (tf venit ut erat laena amictus è glossa?) che aveva come flamine della dea Carmenta, Cic. Brut. 14, 56, mi sembra evidente, e non dubito, come ho già fatto osservare, v. s. p. 108, n. 1, che la storiella


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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