Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
      fosse concesso di rieleggere quante volte volesse gli stessi tribuni. (') Non è vero che Licinio Stolone nel 366, insieme ad un Sestio, abbia fatto approvare la legge sui cinquecento iugeri; ma è vero che Licinio, il console del 131, il suocero di C. Gracco, fu tra i triumviri incaricati di mettere in opera tale legge, che era stata richiamata in vita da Tiberio Gracco. Secondo il modo di vedere di alcuni contemporanei, i primi consiglieri delle leggi graccane sarebbero
      à '.....**"____ i ¦jn ,; t i h v h h_ ^^^hstati appunto i fratelli P. Licinio e P. Mucio. (-) E falso che M. Popilio Lenate nel 357 avesse punito lo stesso Licinio Stolone di aver per il primo trasgredita questa legge agraria; è però storico che M. Popilio, il console del 132, sebbene nemico dei Gracchi, anzi fiero persecutore dei partigiani di costoro, contribuì, e ne menò vanto, a mettere in esecuzione la legge agraria che sopravvisse a Tiberio Gracco e che veniva forse a colpire per primi i Licinì, i quali sino dal tempo di Annibale erano tra i più ricchi Romani e prima ancora dell'età dei Gracchi, ossia sino dalla prima metà del III secolo, avevano dato occasione di far constatare come i loro latifondi nuocessero alla pubblica amministrazione. (3) Certo le relazioni fra i Licinì ed i Popill, non cordiali sino dal principio di questo III secolo, divennero apertamente ostili allorché P. Popilio, il console del 132, perseguitò ferocemente i partigiani di Tiberio Gracco. Di ciò qualche
      (1) Cic. Lael. 25, 96; Liv. ep. LIX; cfr. App. I. c. I, 21.
      (2) Cic. Acad. prior. II, 5, 13; de rep. I, 19, 31; Plut. Ti. Gracch. 9; sui termini graccani aventi il nome di P. Licinio, v. CIL. I, 552, 553, 583, 1504; Nat. d. Scavi, 1897, p. 120.
      (3) Che P. Popilio, sebbene nemico dei Gracchi, abbia contribuito a mettere in esecuzione la legge che tentava riparare i danni derivanti dai latifondi e limitava il massimo della proprietà fondiaria a 500 iugeri, risulta dalla celebre inscrizione che egli pose a Forum Popilii, CIL I, 551 (=X, 6950) dove si vanta: u primns fecei ut de agro poblico aratoribus cederent paastores „ ; cfr. il commento del Mommsen, ad. I. p. 154.
      Che le ricchezze dei Licinì occasionassero disturbi o danno allo Stato risulta da quanto ci è detto per Panno 179 a. C. (il tempo del padre dei Gracchi) in cui i censori non poterono recare a fine un acquedotto in causa di un latifondo di M. Licinio: "qui per fundum suum duci non est passus „ Liv. XL, 51, 7. Sui rapporti fra i Licinì ed i Popilì sino da codesta età, ossia dal 171 a. C., abbiamo già sopra detto, p. 142, n. 2.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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