Storia di Roma di Ettore Pais
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cap. vi. - dall' invasione gallica etcCon ciò stanno in rapporto il voto che, secondo la leggenda, L. Furio Camillo fa del tempio di Giunone nella rocca Capitolina e la circostanza che alle radici di questo colle erige quello di Saturno. Cosi Camillo edifica quello della Madre Matuta, trasporta a Roma il simulacro di Giunone Regina, promette la decima della preda veien-tana ad Apollo Delfico, fa elevare un tempio ad Aio Locuzio nella via Nova, ai piedi del Palatino. Si comprende come da M. Camillo, autore della pace fra i cittadini, si faccia innalzare il tempio della Concordia nell'area di Vulcano, e con ciò si accorda la notizia che questi, in onore di Giove Tutore, formò un collegio fra coloro che abitavano il Capitolino. M. Furio Camillo, facendo appello al sentimento religioso della plebe, ricordando i sacri culti, in parti colar modo quelli di Giove e di Vesta, mostra che Roma e soprattutto il Campidoglio sono sacri a Giove ed agli altri dei nazionali e per due volte impedisce che avvenga remigrazione a Veio. Per aver salvato Roma, Camillo è detto il secondo Romolo, (l) e con il suo splendido trionfo, in cui è tirato da quattro bianchi destrieri, è rassomigliato a Giove ed al Sole. (*) I ludi Romani,
Aen. XI, 558. Se fra codesti Tusci Callimaco comprendesse anche i Romani, che erano talvolta enumerati fra i Tirreni, (v. s. parte I, p. 222, n. 5) è una questione a parte.
(1) Liv. V, 49, 7: dictator recuperata ex hostibus patria triumphans in urbem rediit, interque iocos militaris, quos inconditos iaciunt, Romulus ac parens patriae conditorque alter urbis liaud vanis laudibus appellatur. „ ; cfr. VII, 1, 10:
dignusque habitus quem secundum a Romulo conditorem urbis Romanae fer-rent „.
(2) Fest. p. 274 M = 378 Thew. s. v.: u Ratumenna porta a nomine eius appellata est, qui ludicro certamine quadrigis victor, clarusci f (clari etrusci?) generis iuvenis Vehis f consternates f equis excussus Romae perit, qui equi ferantur f non ante constitisse, quam pervenirent in Capitolium, conspectumque fictilium quadrigarum, quae erant in fastigio Iovis templi, quas faciendas locave-rant Romani Vegenti ] quidam f artis figulinae prudenti, quae bello sunt recipe-ratae: quia in furnace adeo creverant ut eximi nequirent. idque prodigium porteli-dere videbatur, in qua civitate eae fuissent, omnium eam futuram potentissimam „.
La guerra a cui qui si accenna è quella in cui Veio fu presa (396 a. C.) Secondo la versione di Plutarco, Popi. 13, che pure racconta ampiamente la storia del giovane veiente trasportato sulla sua quadriga alla porta Ratumena. essa sarebbe invece avvenuta ai tempi successivi alla cacciata dei Tarquini.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (225/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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