Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
      mane il trionfatore simboleggiava con la sua persona e le sue vesti la maggiore divinità dello Stato, e con il trionfo si voleva in origine dimostrare che questa era presente ai suoi fedeli, si comprende perchè la leggenda dica che M. Camillo, tirato al pari di Romolo da bianchi destrieri, sarebbe parso simile al Sole (ossia all'antico Vulcano) ovvero a Giove Capitolino. Il costitutore del collegio di Giove Tutore sul Campidoglio poteva infatti aspirare al vanto di avere per il primo menato un trionfo tale da far credere che Giove fosse disceso fra i Romani. Dacché, per effetto di tendenze che abbiamo più volte esaminato, si occultò più o meno deliberatamente l'origine ed il vero svolgimento di questa come di tante altre parti della storia nazionale, è naturale si asserisse che il culto della triade capitolina era stato importato dal re etrusco Tarquinio, anzi che il Campidoglio era già stato occupato da Romolo, ossia dal re che avrebbe fondato la colonia di Medullia, la città originaria di Tulio Ostilio e di M. Furio Camillo. Ed è anche ovvio perchè di quest'ultimo si dicesse che al pari di Romolo avesse superati i Veienti e che in occasione del trionfo su codesto popolo avesse introdotto le medesime cerimonie. (l)
      venisse a [V]eis cum palma et corona effuso Ratumenna qui ibi vicerat, unde postea nomen portae est. „ pare si possa ricavare che il racconto del veiente Ratumena dalle fonti plebee era collegato con i ludi plebei del Novembre al circo Flaminio, istituiti solo nel 220 a. C., Liv. ep. XX. Così da fonti patricie questo medesimo racconto era stato collegato con i patrici ludi romani, che si dicevano istituiti da Tarquinio e che si suppongono daccapo riordinati nel 367 a. C. con l'approvazione delle leggi Licinie Sestie. A proposito di questi ludi, come di quelli ricordati in occasione di Coriolano (v. s. parte I, p. 499> si rivela pertanto quella stessa rivalità fra patrici e plebei che si riscontra in tutta la rimanente tradizione romana. Credo infatti non abbiano ragione i critici i quali in Valerio Massimo, I, 7,4 (ove si fa parola non di * ludi Romani „ ma di * ludi plebei „ e del 44 circus Flaminius „ anziché del Circo Massimo), vedono un errore di questo autore. Valerio Massimo anticipa il Circo Flaminio al V secolo, allo stesso modo che tutti gli scrittori romani, per primo ii * dottissimo n Varrone, d. I. L. V, 41 sqq., discorrendo dell'antica citta del Settimonzio, vi includevano tutti i colli che facevano parte di Roma all'età loro, e del Campidoglio facevano menzione a proposito del secolo V, anzi dell'età regia.
      (l) V. s. p. 38, n. 4. Che anche in età tarda a Roma vi fosse il costume che uomini e donne vestiti con gli abiti del dio rappresentassero nelle sacre prò-


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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