Storia di Roma di Ettore Pais
significato di m. furio camillo.
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Da tutte queste indicazioni fra loro comparate emerge chiaramente che la leggenda non si compiace soltanto di fare di Camillo un eroe fortunato in guerra, e di presentarlo come l'unico capitano capace di condurre a termine le lotte contro i Veienti, i Galli, i Volsci, i quali sconfiggevano e superavano invece gli altri duci Romani. Se per questo lato Camillo è simile a Romolo, dall'altro, in quanto con il rispetto ai vecchi culti o con la introduzione dei nuovi rafferma e nello stesso tempo, a seconda del caso, rinnova la religione nazionale, ricorda il mitico re Numa. Il cognome di Camillo, ossia di * servo della divinità, „ gli è quindi appropriato, e risponde ad un tratto saliente della figura leggendaria di lui. (l) Di tutti i culti'che egli rappresenta, i più notevoli sono quelli del colle Capitolino, ossia di Giove e di Giunone. Ma vanno prese in particolare considerazione le notizie relative all'erezione del tempio di Giove Capitolino al tempo dei Tarquinì; va rammentato che le costruzioni assegnate all'età di codesti re, come ad esempio le mura della Città, appartengono invece al tempo in cui visse L. Furio Camillo. A confessione della stessa tradizione, da Veio
cessioni la divinità stessa, risulta da quanto si dice per Panno 42 a. C., Jul. Obsidq. 70. Questo costume durava e dura del resto anche oggi in varie parti d'Italia. La differenza sta solo in ciò che nelle classi intellettualmente un poco più elevate il concetto della rappresentazione della divinità si è ormai sostituito a quello della identità dell'uomo e del dio, mentre nei periodi più antichi, per dirla con Lucilio apd Lact. I, 22, 13, era opinione comune: u signis cor inesse in aenis Costumi analoghi notammo in Atene (v. s. p. 39) e ritroviamo anche ad Alessandria, v. Callix. Riiod. apd Atiien. V, p. 169 a= M. FHG. Ili, p. 59 sq. Con questa stessa usanza si ricollega quella degli antenati che erano presenti ai funerali, Polyb. VI, 53, e si comprende che un uomo potesse indicare la presenza di un dio, dove alla statua del dio si porgevano banchetti e cibi. In breve il costume di cui discorriamo non è speciale ai Romani, ma rientra nei concetti comuni a tutta l'antichità.
(l) Cfr. Liv. V, 50, 1: 41 omnium primum, ut erat (i. es. Camillus) diligen-tissimus religionum cultor, quae ad deos ininortalis pertinebat rettulit et senatus consultum facit, fana omnia, quoad ea hostis possedisset, restituerentur, termina-rentur expiarenturque cet. „ Anche la leggenda delle rivalità fra Camillo e Fe-braio, Suid. s. v. sfpoi>ap:o^ II, 2, p. f443 Bernh., si collega con quest'ordine di idee. Febraio infatti non è che il dio del mese omonimo, v. Suid. L c.; cfr. Liv. fr. 14 \V; cfr. Macrob. I, 13, 3.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (228/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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