Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vi. - dall'invasione gallica etcsarebbe giunta la quadriga che ornava il fastigio del tempio di Giove Capitolino, ed un artefice Veiente avrebbe fatta la statua del dio. Non si deve inoltre dimenticare che, stando di nuovo alla tradizione, con la preda fatta nel 389 sugli Etruschi si sarebbero fatte le auree patere dedicate da M* Furio Camillo a Giunone nel tempio Capitolino e che in questo medesimo tempo si sarebbe posto mano alle sostruzioni del Campidoglio. (*) Ove tutti questi dati vengano ponderati e fra loro confrontati, non si stenterà a trovare il giusto significato dei rapporti che corrono fra Camillo ed il Campidoglio e meglio si comprenderà il valore della notizia relativa al collegio che questi avrebbe formato in nome di Giove Tutore.
      Fra i sacri riti che si compievano sul Capitolino v'era quello di mangiare pezzi di cuoio fritti presso l'ara di Giove Tutore, e questa cerimonia, non senza qualche ragione per quello che sembra, era messa in relazione con l'assedio gallico, durante il quale i Romani avevano patita la fame. (2) Ma Giove Tutore, ciò risulta dalla stessa tradizione, non era il dio più vetusto del Capitolino. Per giunta ci è espressamente affermato che il più antico Campidoglio era
      (*) Liv. VI, 4, 12 ad a. 388 a. C. : * eodem anno, ne privatis tantum operibus cresceret urbs, Capitolium quoque saxo quadrato substructum est, opus vel in hac magnificentia urbis conspiciendum Di sostruzioni al Campidoglio si riparla nel 189, Liv. XXXVIII, 28, 3; sulla ammirazione che destavano v. Plin. NIL XXXVI, 104.
      (2) Liv. V, 50, 4: tt ...ludi Capitolini fierent, quod luppiter optimus maxi-inus suam sedein atque arcem populi Romani in re trepida tutatus esset, conlegiumque ad eam rem M. Furius dictator constitueret ex eis, qui in Capi-tolio atque arce habitarent Sul culto di Giove Tutore v. [Serv,] ad Aen. Vili, 652: " in tantam autem cibi penuriam redacti erant in obsidione ut coriis ma-defactis et postea frictis vescerentur: cuius rei argumentum est quod liodieque ara in Capitolio est Iovis Tutoris, in qua liberati obsidione coria et sola vetera concremaverunt I Romani dell'età di Varrone potevano fare annualmente tale cerimonia, come ancora al tempo di Plutarco si compievano quelle che ricordavano la vittoria di Platea sopra i Persiani, Plut. Arist. 21; (cfr. 17), ed a Siracusa si faceva la festa delle 'Aaatvapta, Id. Nic. 28, per celebrare la vittoria sugli Ateniesi alle sponde dell'Eloro od Assinaro. E chiaro infatti che delle sacre cerimonie di cui non si conosceva più la ragione, si cercavano varie ed incerte spiegazioni d'indole storica, appunto perchè di alcune di esse era ancora chiara e presente tale origine realmente storica.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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