Storia di Roma di Ettore Pais
m. furio camillo ed il campidoglio.
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La tradizione, avemmo occasione di rilevarlo, fissa la dedica del tempio di Giove Capitolino nel primo anno della repubblica, allo stesso modo che procede verso il tempio di Giove Fidio nel Quirinale, tempio che collega con Gaia Cecilia, la moglie del Prisco, ovvero dice costruito dall'ultimo Tarquinio, ma poi confessa esser stato dedicato da un Postumio, nell'età della libera repubblica. (*) Cosi il tempio di Saturno si dice eretto dai Tarquinì, mentre, stando ad informazioni meno indegne di fede, fu innalzato solo verso la metà del IV secolo da L. Furio Camillo. In simile modo a Romolo era stata attribuita la dedica del tempio di Giove Statore, sorto invece al tempo delle guerre sannitiche, ed a Servio Tullio si assegnò quello della dea Matuta che, secondo la stessa tradizione, fu poi innalzato da M. Furio Camillo. Ed occorre appena ricordare che per effetto di un medesimo procedimento si attribuirono all'età regia le mura e le cloache del IV secolo e che di oltre duecento anni si anticipò l'istituzione dei ludi secolari. (-)
Il Capitolino, che in origine era estraneo al vecchio Settimonzio della città Palatina-Esquilina, sarebbe stato occupato, a confessione della stessa tradizione, dai Sabini di Tito Tazio. In altri termini, i Romani riconoscevano in fondo l'origine più recente di questa parte
2* ed. p. 81, che codesta triade si collegasse in origine con Camillo, al quale la tradizione rispetto a questo colle assegna solo la fondazione del tempio di Giunone Regina. Così Livio, VI, 4, 3, produce un tratto che si collega col posteriore culto capitolino, ove parla delle auree patere dedicate da M. Camillo, poste davanti ai piedi di Giunone, sebbene, dopo tutto, le parole di lui paiano riferirsi ad una forma e disposizione del tempio e del culto non solo anteriore all'incendio dell'83 a. C., a cui egli esplicitamente accenna, ina forse anche più antica.
Quando e per qual ria sia giunto a Roma il culto di Zeus, di Hera. di Athena, che ritroviamo nella Focide, Paus X, 5, 2, non sappiamo. 11 noto passo di Servio, ad Aen. I, 422, in cui si accenna alle città etrusche nelle quali: u tres portae essent dedicatae et tot viae et tot tempia Iovis lunonis Minervae, „ a parte la questione se codesto Giovenon fosse Vulcano, come a Perugia (v. oltre p. 190, n. 2) proverebbe solo la tesi opposta, ossia l'esistenza di templi separati, non già una triade onorata nel medesimo * templum r.
(') Dion. Hal. IX, 60 sq.
(2) Rimando a quanto ho detto s. parte I, p. 355. Gli esempi di simili anticipazioni, come il lettore ormai sa, si potrebbero, volendo, di molto accrescere.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (232/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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