Storia di Roma di Ettore Pais

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      cap. vi. - dall'invasione gallica etc.
      il 304, come più tardi, non era affatto andata in dimenticanza la divinità alla quale era in origine sacro il monte Tarpeio. (*) Con tal l'atto, a parte i più antichi denari della repubblica che rappresentano il più vetusto Giove sulla quadriga, si accordano le monete delle colonie di Esernia e di Rimini, fondate nel 268 e nel 263 a. C., le quali provano che Vulcano era il dio primario delle genti latine. Sta in piena armonia con tutto ciò il fatto che sino all'impero Vulcano continuò ad essere il dio principale di Ostia, la quale passava per la più antica colonia di Roma. (-) Ariminum onorò Vulcano, il
      ') Non va dimenticato che il nome di colle tf Saturnius, „ che, secondo la dottrina varroniana sarebbe stato ancora piii antico di quello di u Tarpeius, „ e che fa capo almeno ad Ennio apd Varr. d. 1. L. Y, 42, non potè sorgere che dopo la fondazione del tempio di Saturno, tempio che non prima della metà del IV secolo fu fatto erigere da L. Furio Camillo, Macrob. I, 8, 1. Dove fu innalzato un tempio a Saturno, stando a notizie che non siamo più in grado di controllare e di precisare cronologicamente, sarebbe esistita una statna di Silvano, Plin. XH. XV, 77, dato che si spiega ammettendo ciò che la tradizione suppone per tanti altri casi, ossia quando per l'età più antiche accenna alle selve che coprivano i vari colli romani. Di quelli che rivestivano il Capitolino si parla ad esempio ove si rammenta l'asilo di Romolo, il culto di Giove Feretrio, Liv. I. 10, 5, il tempio od il sepolcro di Tarpeia, Prop. IV, 4, 1, infine il tempio di Giunone Moneta, Cic. de domo, 38, 101 etc.
      (-) Che la quadriga dei più autichi denari classificati in quel gruppo di monete del periodo detto romano campano, v. ad es. Babelon, monn. d. I. rép. rotn. I, p. 21. rappresenti il tipo del più vecchio Giove, è generalmente ammesso. E anche ovvio confrontare tal tipo con la quadriga che si diceva che Romolo avesse posto nel tempio di Vulcano (o per dir meglio nell'area?) Dion. Hal. II, 54; cfr. Plin. XIL XVI, 236; Plut. liom. 24, 8. Che in un semisse della serie librale, anteriore in ogni caso al 268, si veda una testa di Giove che arieggia il tipo greco, v. Babelon, op. cit. I, p. 34, cfr. introd. XII, è stato più volte notato; ma da ciò non viene che vi sia un accenno alla triade capitolina, la quale, nelle monete, compare per la prima volta nei denari di Gn. Cornelio Blasione, attribuiti al 99 a. C., Babelon, op. cit. I, p. 396 sg.
      Del resto, si badi, il fatto che la zecca venne fissata accanto al tempio di Giunone Moneta dall'età di Pirro, Suid. s. v. Movala II, p. 868 B, si spiega ancor meglio ove si tenga per fermo che a Roma, come nell'antica Perusia, v. App. b. c. V, 49; Cass. Dio. XLV11I, 14, 5, Efesto (ossia Vulcano) era il dio primario. E ciò è dimostrato vero dai denari di T. Carisio, Babelon, op. cit. I, p. 314, in cui da un lato si vede la protome di Iuno Moneta, dall'altro il berretto di Vulcano e gli arnesi necessari per battere monete. Vulcano compare del resto nel dodrante di C. Cassio, che si attribuisce all'a. 109, v. Babelon, op. cit. I, p. 325, n. 1.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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