Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. VI. - DALL'INVASIONE GALLICA ETCDa tutti gli indizi che abbiamo potuto raccogliere, veniamo concordemente guidati alla conclusione che il culto di Giove Tutore esistente dopo la partenza dei Galli (verso il 386 a. C.); andò man mano assumendo carattere di culto primario della nazione non prima della metà del IV secolo, ossia al tempo in cui essendo stata superata la gente Latina, sull'altura più elevata del Capitolino fu innalzato il tempio a Giunone Moneta. Il Campidoglio, al pari della cinta attribuita a Servio od ai Tarquinì, non fu eretto prima della metà del IV secolo a. C.; ma la stessa tradizione, pur anticipando di oltre un secolo e mezzo le mura come il Campidoglio, associando fra loro queste due opere e le " lautumiae, „ per questo lato afferma il vero. (l) Fra la cinta della nuova Città attribuita a Servio ed ai Tarquinì ed il Campidoglio, di cui questi ultimi avrebbero gettate le fondamenta, intercede difatti uno stretto rapporto. La Città uscita dall'angusto pomerio del Palatino e dai confini del successivo Settiinonzio includente il Velia e le tre prossime alture dell'E-squilino, dopo la metà del secolo V si era fusa con la comunità Sabina occupatrice dell'altura del Quirinale. Per effetto di questo ulteriore allargamento della Città che comprese anche la pendice meridionale del Quirinale, ossia il monte Tarpeio, si accrebbe e si modificò la gerarchia delle antiche divinità topiche. Ed allo stesso modo che la dea Caca, la Vesta del Palatino, si offuscò davanti alla Vesta importata da Ardea e da Lavinio ed onorata nel Foro, diventato ormai il centro dei Ramnenses e dei Sabini del Quirinale, (2) così gli antichi dei Penati del Velia e quelli della più recente
galeis. amplitudo tanta est ut conspiciatur a Latiari love „. Si pensi alla statua di Atena posta sulle acropoli di Atene e visibile dal Sunio. Solo per mezzo della stretta relazione del culto di Giove Capitolino con quello di Giunone Moneta, dei culti capitolini con quelli sul monte Albano, si spiega la notizia: * eodem anno C. Cicereius aedem Monetae [in monte] (moet. cod.) Albano dedicavit, „
Liv. XLV, 15, 10, ad a. 168 a. C. ; cfr. XLII, 7, 1 ad a. 173.
(1) V. s. parte I, p. 352 sgg. Sulle u lautumiae „ messe in rapporto con Tarquinio il Superbo; v. Chron. a. 354, p. 114 Frick (cfr. Suet. rei. 178, p. 320 Reiff.j, Euseb. II, p. 96 sq. ed Schoene; Isidor. V, 27, 23.
(2) E con ciò si spiega la leggenda della pace giurata tra Sabini e Romani nella Sacra via, Fest. s. v. p. 290; cfr. s. parte I, p. 275.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (247/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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