Storia di Roma di Ettore Pais
IL CULTO DI GIOVE CAPITOLINO E L'EGEMONIA SUI LATINI. 203
che durante la catastrofe gallica meglio di ogni altro, meglio delle stesse divinità del Palatino, aveva saputo tutelare i Romani e si era quindi rivelato come " l'Ottimo ed il Massimo „ dio della nazione.
Come già facemmo osservare, ciò non avvenne però di un tratto; questa trasformazione non si compi in un solo anno. La stessa leggenda di Àio Lucezio prova che più tardi le divinità del Palatino protestavano contro il culto ormai preponderante del Campidoglio. E come si diceva che il lituo, la casa di Romolo ed altri edifìci erano pure rimasti illesi durante l'assedio gallico, (*) cosi si affermava che un dio di questo colle aveva profetizzato l'arrivo dei Galli
concordare. Ad una ulteriore determinazione ci conduce il racconto di Atto Tullio, il re volsco, l'amico ed alleato di Marcio Coriolano, il quale avrebbe atteso gli Anziati ed i rimanenti Volsci cacciati da Roma: u ad caput Ferentinae „ Liv. II, 38. Il bosco e la sorgente della dea Ferentina vanno quindi cercati non lungi dalla posteriore via Appia presso Aricia. Difatti Dionisio, Vili, 4, fa uscire i Volsci cacciati da Roma dalla porta Capena. Tutto fa credere quindi che il a caput Ferentinae, „ insieme al lago di Turno, si trovasse presso l'odierna Valle Riccia, che anticamente era un lago, v. Abeken, Mitielitalien, p. 166 sg.
Turno, che aspira alla mano di Lavinia, la figlia di Latino, ossia del Giove Albano, è detto fratello di luturna, rivale del fiume Numicio, così come Giano, dio solare e fluviale allo stesso tempo, è fratello od amante della fonte Carmenta e delle altre divinità fluviali Venilia ed luturna; così il dio fluviale Enea-Numicio è collegato con Afrodite Lavinia e con Anna Perenna. Non so se il nome di Ferentina dal lato fonetico possa essere posto a riscontro con quello di Venere Frutis, ricordato da Cassio Emina apd Sol. II, 14, (cfr. s. parte I, p. 173, n. 2); ma certo il racconto di Turno di Ardea e dei suoi amori con Lavinia va connesso con la pseudo storia del 444 a. C. in cui i Romani, chiamati arbitri per il territorio posto fra Ardea ed Aricia, se lo sarebbero appropriato ed avrebbero in seguito stipulato un a foedus, „ ovvero avrebbero dedotta la colonia di Ardea,
Liv. Ili, 71; IV, 9 sqq.; Dion. Hal. XI, 62.
Uno studio topografico fatto con criteri storici, e non con il solo proposito di una semplice e materiale identificazione di luoghi, potrebbe meglio chiarire questi ed altri problemi analoghi, che con angustia di vedute sono stati generalmente tentati da inesperti ricercatori di storia locale. In un'indagine di tal genere si dovrebbe tener conto di quei canali artificiali che collegavano il lago di Nemi con la valle Riccia (Lago di Turno?) e quest'ultimo lago con il Rio di Nemi che passava poi davanti ad Ardea. Che codesti canali abbiano fornito materia di leggenda inalzata al grado di storia prova appunto il racconto del lago albano al tempo della guerra di Veio.
(l) Lutat. apd Fast. Fraen. ad d. 23 Mart.; Diod. XIV, 114.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (250/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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