Storia di Roma di Ettore Pais
212 cap. vii. - dall'intervento romano nella campania etc.
Romani a Chiusi, attirarono su di se la mole della guerra. I Sanniti occupato il monte Tifata soprastante a Capua e fattolo lor punto di appoggio scesero quindi nel ricco piano, e superati facilmente in battaglia i Campani, li costrinsero a chiedere aiuto ai Romani. Secondo la tarda tradizione latina, i Romani, per rispetto al trattato conchiuso undici anni innanzi con i Sanniti, si sarebbero mostrati alieni dall'ascoltare tale domanda. I Campani giudicandosi perduti decisero allora di fare piena dedizione di se stessi e di tutto ciò che era loro ai Romani, i quali, allettati dalla grande ricchezza del paese, inviarono ambasciatori ai Sanniti affinchè, prima con le arti della persuasione, in ultimo con le min accie, li distogliessero dal molestare quelli che erano ormai diventati loro soggetti. E poiché i Sanniti non si mostrarono intimoriti, ma anzi decisero di far tosto una scorreria nell'agro campano, i Romani, nel 343 a. C., spedirono contro di essi i due consoli patrici M. Valerio ed A. Cornelio. (l)
Il primo si diresse nella Campania e pose gli accampamenti non lungi da Cuma verso il monte Gauro; Cornelio si rivolse contro i Sanniti e si accampò a Saticula;(-) inoltratosi incautamente in una valle cadde nelle insidie dei nemici; l'esercito romano fu salvato dall'accorgimento e dal valore del tribuno P. Decio. In questa battaglia, narrata con molta ricchezza di particolari che tradiscono una tarda elaborazione letteraria, sarebbero caduti circa trenta mila Sanniti. Più fortunato Valerio, al Gauro, dette una seconda sconfitta ai nemici presso Suessula. (*) L'esito di questa campagnadei Volsci, infine dei Sidiciui. Nel sunto di Dionigi vi souo i due primi termini, in quello di Livio sono invertiti i due ultimi. Il passo di Dionisio che parla di Opici non va poi considerato da un punto di vista diverso da quello di Stefano Bizantino s. v. IIs5a, che forse anche ivi dipende dallo storico greco di Ali-carnasso allorché Pedum dice tcóXis Aòsovty.Yj. Così i Latini e Romani detti da alcuni Tirreni, da altri furono chiamati Opici (v. Aristot. apd Dion. Hal. I, 72; Cat. apd Plin. XH. XXXIX, 14; cfr. [Scymn] 228; Strab. V, p. 282 C, sulle paludi Pomptine); così i Greci continuarono a chiamare Medi i Persiani.
(1) Liv. VII, 29.
(2) Liv. VII, 30-32.
(3) Liv. VII, 33-47; su Decio cfr. XXII, 60,11. Secondo I'Auct. de tir. iU. 26,
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (259/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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