Storia di Roma di Ettore Pais
228 cap. vii. - dall'intervento romano nella campania etc.
respinta l'indegna proposta fugge nel Foro ed è causa per cui il popolo obblighi i senatori a fare presentare dai consoli Papirio e Petelio la legge nota sotto il nome del secondo, con cui era finalmente abolita la iniqua disposizione che permetteva di tenere incatenati i debitori. Questo fatto memorabile, che veniva considerato come nuovo principio della libertà popolare, secondo le tradizioni più diffuse sarebbe avvenuto nel 326, ossia nell'anno medesimo in cui Roma impose la sua egemonia ai Napoletani. Però altre versioni affermano che ciò fosse accaduto qualche anno dopo. (l)
I critici più autorevoli che hanno preso in esame i fatti fin qui esposti, davanti alle molte inverosimiglianze della tradizione liviana, ossia di quegli annalisti dell'età posteriore da cui deriva quasi per intero ciò che sappiamo intorno a questo periodo, hanno riconosciuto che ben poco di ciò che ci è tramandato merita fede.
I più valorosi ed animosi sono anzi giunti a reputare interamente falso quanto si racconta a proposito della prima guerra sannitica, perchè di questa non è fatta menzione negli annali di Diodoro.
II silenzio di Diodoro non ci sembra però sia ragione sufficiente per reputare interamente fantastico quanto ci è raccontato da Livio. Le inverosimiglianze, od anche le falsità della tradizione liviana sono il risultato della fusione di varie tradizioni fra loro male collegate, nelle quali tali vicende erano originariamente esposte in modo assai diverso e talora persino opposto. Racconti che a primo aspetto paiono assurdi od incomprensibili, in parte si intendono ove si osservi che nell'esposizione delle gesta degli anni 343-326 sono infiltrati vari elementi i quali appartengono alle narrazioni della grande guerra sannitica, la quale ebbe principio nel 327, e della ribellione campana del 318-314 ovvero ove si consideri che si riferiscono alle posteriori vicende dei tempi di Pirro e di Annibale. (*)
(l) Liv. Vili, 28; cfr. Dion. Hal. XVI, 4; Val. Max. VI, 1, 9; Suro. s. v. Tzioc. Aattd)ptog; I, p. 1061 Bernh.; Varr. d. I. L. VII, 105. Cfr. oltre in questo capitolo.
(a) Le principali inverosimiglianze della narrazione liviana, con la quale nella sostanza concordano in generale i frammenti di Dionisio, di Appiano, di Cassio Dione, e che, come possiamo apprendere da qualche notizia serbata da Cicerone, era già riferito dagli annalisti più letti nel I secolo a. C. sono state
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (275/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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