Storia di Roma di Ettore Pais
critica della tradizione. la dedizione dei campani. 229
Prima in ordine cronologico, in pari tempo la più notevole, fra tutte le inverosimiglianze anzi le assurdità, è il racconto della dedizione dei Campani ai Romani nel 343 a. C. Nulla giustifica e spiega, anche nell'animo meno disposto al dubbio, una deliberazione di tale genere. Non si comprende come il timore di una sconfitta, o se anche si vuole della soggezione da parte dei Sanniti, abbia spinto i Campani a supplicare umilmente i Romani ad accordargli la loro protezione in compenso di una incondizionata dedizione, ad accettare una condizione giuridica e politica che, in ultima analisi,
era peggiore di quella che avrebbero potuto conseguire venendo a _?
notate fra gli altri dal Mommsen, roem. Geschichte, T, p. 356, il quale riferendo nelle linee fondamentali questo racconto nota : u Wie die Ereignisse weiter ver-liefen, ist im Einzeln nicht mehr zu ermitteln Altri invece come il Clason, roem. Geschichte, II, p. 1 sgg. ed il Bukger, neue Forschungen zar aeltern Geschichte lìoins, I, II (Amsterdam, 1894-1897) hanno tentato ritrovare il vero corso degli eventi con criteri, che salvo qualche caso speciale, non mi paiono accettabili o per lo menò mi sembrano incompiuti.
Più radicale di tutti è il Niese, Grundriss der roem. Geschichte, 2a ediz. (Muen-chen, 1897), p. 35, il quale fa rilevare che Diodoro ignora questa prima guerra sanuitica. Quest'ultimo argomento non ha gran valore. Come ho già fatto notare (v. s. parte I, p. 75, n. 1), dalle parole di Diodoro, XVI, 90: cPo)patoi osAaxtvoos xai KajiTxavoùg Ttapaxajapevca Trepi noXiv loùsaaav svixyjaav, xaì -G)V YjTT/iS-év-ajv pépog -yg x&pXovxo . 6 Ss xax a) p fra) xtb g XYj v p a 7 rt v MavXiog 0 unazcg éfr p tap p su a s v si ricava che la fonte di lui conosceva, non meno di quella di Livio, la narrazione intorno ad uno dei corpi dell'esercito romano che già cominciava a cedere, ed è quindi lecito inferirne che non ignorasse la storia di Decio che si sarebbe sacrificato per la patria.
Non credo che il silenzio di Diodoro si debba attribuire alla mancanza di notizie nelle sue fonti; queste sue fonti romane, che talora erano gli stessi annali massimi (v. s. parte I, p. 77, n. lj non potevano fare a meno di indicare anno per anno gli avvenimenti guerreschi, e Diodoro procede saltuariamente anche rispetto alla storia siciliana che compendia a suo modo saltando 0 aggruppando a capriccio le vicende di quegli anni che gli parevano poco importanti. Ciò prova rispetto al periodo di cui ci occupiamo quanto egli dice XIX, 10, ove incomincia la narrazione della seconda guerra sanuitica, per la quale è a noi fonte primaria: xocxà te xvjv 'IxaXtav 'Pwpalot psv svaxov ixog f]§y) 5:sTtoXépouv r.pog ^apvixag, xai xaxà psv xoòg eprcpoafrev ypóvoog jisydXoag Sovapsaiv r,aav S'.yjyajvispévot xxX. D'onde, sebbene per il biennio anteriore al 319 a. C., XVIII, 44, ci sia una lacuna, si ricava che egli ricapitola fatti di nove anni che non aveva, in parte almeno, narrato. Valersi come di criterio del silenzio 0 della brevieloquenza di Diodoro, criterio adottato assai spesso dal
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (276/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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