Storia di Roma di Ettore Pais

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      critica della dedizione dei campani
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      creati per la prima volta i prefetti destinati a governarla a nome di Roma. Ma vi sono altri dati i quali dimostrano come non sia vero che nel 318 Roma, anziché nel 211, creò i primi prefetti destinati a governare Capua, e non v'è ragione di dubitare che tali rapporti sulla base di un " foedus aequum „ non siano durati non solo sino al 310 a. C. ma sino agli anni successivi alla battaglia di Benevento ed alla partenza di Pirro (275-274 a. C.) (*) Certo
      (') Anche rispetto a questa questione fondamentale credo di dover battere via diversa da quella seguita dal Mommsen, histoire d. I. monn. romaine ed. Blacas, I, p. 235 sgg.; roem. Straatrecht, III, p. 572 sgg.; CIL. X, p. 366 sgg. ed accettata generalmente dagli storici di Roma. Livio, XXIII, 5, 9, da Terenzio Varrone dopo la battaglia di Canne fa dire ai Campani: * adicite ad haec quod foedus aequom dediticiis, quod leges vestras, quod ad extremum, id quod ante Cannensem certe cladem maximum fuit, civitatem nostrani magnae partis vostrum dedimus comunicavimusqne vobiscum cet. Le stesse cose si fanno dire in un discorso del 200 a. C. Liv. XXXI, 31, 10: * ipsos (cioè i Campani) foedere prilli uni, deinde conubio atque cognationibus, postremo civitate nobis coniunxemus „. Ora è evidente che * foedus aequum „ e * deditio „ (che da Livio nel primo passo testé citato sono insieme confusi), si escludono a vicenda. Risponde invece alla realtà storica il graduale passaggio (a cui in questi luoghi si accenna) dal 41 foedus aequum „ (ossia 41 foedere primo) „ alla civitas sine sufragio: " (postremo civitate nobis coniunxemus) „. Ammesso che i Campani fossero a dediticii „ sino dal 343 non si comprende come dopo la vittoria contro i Sanniti del 310 i Campani ottenessero allora parte cospicua della preda, Liv. IX, 40 sq. Questa notizia si può spiegare solo ove si riconosca che i Campani furono trattati come alleati e confederati, così come i Latini e gli Ernici, con i quali si agiva appunto in tal modo, Liv. II, 41; Dion. Hal. Vili, 77; Plin. XII. XXXIV, 20.
      Non prova, come si crede, la condizione di * cives Romani sine suffragio „ la circostanza che al tempo delle guerre di Pirro Decio Vibellio, il capo della a legio Campana „ inviato da Fabricio a presidiare Regium è detto tribuno dei militi da Livio, XXVIII, 28. Le altre notizie su questo personaggio (Polyb. I, 7, Dion. Hal. XX, 4) provano che Capua, come gli altri stati indipendenti v. ad es. rispetto a contingenti dei Prenestini (Liv. IX, 16; XXIII, 19, dei Peligni. XXV, 14, dei Sanniti, XXII, 24), avesse milizie comandate da propri capi. La circostanza che in codesta legione campana v'erano quattrocento Sidicini anziché una conferma alla teoria che i Campani fossero * cives sine suffragio, „ come pensa il Mommsen, CIL. X, 471, porge invece una prova in contrario, dacché i Sidicini, come facciamo valere fra poco, erano 44 foederati Né studiando le notizie sulla così detta 44 legio Campana „ (cfr. anche Oros. IV, 3, 5) si tien conto, per quello che vedo, dei quattro mila fanti e dei circa quattrocento cavalieri di Arpi, che verso gli stessi anni porgevano aiuto ai Romani, Dion. Hal. XX, fr. 3. Gli Ar-pani erano infatti alleati dei Romani sino dal 320 circa a. C.; Liv. IX, 13j e si


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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