Storia di Roma di Ettore Pais
234 cap. vii. - dall'intervento romano nella campania etc.
però cader dubbio che per tutto il IV secolo, di nome, se non di fatto, Capua fu uno stato autonomo e federato. I dati di carattere numismatico anziché contraddire, confermano pienamente questi risultati. oLa tradizione ufficiale che mentisce rispetto alla natura delle più antiche relazioni con Capua cerca pure occultare, almeno in
Massimo va forse messa nella categoria delle inesattezze dello stesso genere per effetto delle quali la u lex Valeria de provocatone „ fu anticipata ai primi decenni della repubblica. Che se, come per quanto è riferito circa il plebiscito relativo ai Satricani, Liv. XXVI, 33, 10 (su ciò v. oltre al cap. sg.) si preferisce pensare che nel racconto del 271 a. C. ci sia un fondo autentico, non è escluso che sia stata estesa a tutti i Campani la qualità di u cives, „ la quale, come risulta in modo indiscutibile dai passi sopra riferiti di Livio, XXIII, 5, 9; 31, 10, XXVI, 33, 10, rispetto alle vicende del 216-211 a. C. non spettava a tutti i Campani.
Non è poi il caso di citare a favore della tradizione comune accettata dai moderni il decreto fatto in onore dei cavalieri Campani nel 340 a. C. e la costruzione della via Appia, che avrebbe congiunto Roma a Capua sino dal 312 a. C., dacché, come notiamo oltre (cfr. il cap. anche sg.), tanto la prima quanto la seconda notizia sono false.
(/) Senza ragione i numismatici i quali come I'Head, hi st. num. p. 28 sgg. seguono ormai il sistema del Mommsen, hist. cL 1. monn. rom. Ili, p. 222 sgg. (v. tuttavia le parziali ed incomplete riserve del Babelon, monn. d. I. rèp. rom. p. XXIX sgg., che nel fatto lo segue almeno rispetto alla cronologia) assegnano al periodo che dal 338 va al 318 ed alla monetazione così detta romano-campana quei nummi di argento e di bronzo con la leggenda u Romano „. E tanto meno colgono nel vero ove al tempo che dal 318 va al 268 fissano le più antiche monete romane di oro che reputano pure fatte nella Campania. Il Mommsen. nel formulare quei criteri numismatici e cronologici, che oggi sono generalmente accettati, ha in fondo accolte le suggestioni della tradizione letteraria, la cui falsità è da lui stesso per qualche lato rilevata. La somiglianza veramente grande da lui notata fra i tipi delle monete di Capua e di Roma non conduce alle conclusioni da lui riferite, allo stesso modo che la somiglianza veramente straordinaria fra i tipi di Neapolis e quelli di Cales, di Suessa Aurunca, di Maloeis (ossia della più antica Benevento), e di tante altre città della Campania, e della stessa Capua, non porterebbe affatto al risultato di una dominazione di Neapolis su tante città della Campania, degli Aurunci e dei Sanniti, ma prova solo l'estesissima efficacia commerciale e se anche si vuole l'influeuza politica e, in qualche caso l'esistenza di più o meno ampie confederazioni (v. oltre p. 236, n. 3).
Pur assegnando un gran peso a questa grande somiglianza fra i tipi delle più antiche monete campane e romane, ed anche tenendo conto della rarità dei nummi di argento di Capua, a partire dal III secolo, non v'è bisogno di pensare alle pseudo vicende del 343. Contro l'arbitrarie affermazioni dei numismatici
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (281/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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