Storia di Roma di Ettore Pais

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      24G cap, vii. - dall'intervento romano nella campania etc.
      lo meno, di stipulare un'alleanza con gli Aurunci ed i Sidicini. Ne è causale che la battaglia del 340, che avrebbe assoggettati i Latini ribelli, i Campani, ed i Sidicini si dica combattuta presso Suessa Aurunca e Minturne, ossia in un punto molto importante dal lato strategico, situato nella regione che divideva appunto le terre dei Latini dagli altri popoli testò ricordati.
      Ne meno strano è quanto ci è raccontato rispetto agli Ausoni. Nel 337 ci sono presentati come alleati dei Romani, che si apparecchiano a proteggerli contro i vicini Sidicini, i quali distruggono la loro città, e li obbligano a cercare riparo a Suessa Aurunca. Ma codesta Suessa Aurunca non è poi diversa dalla città degli Aurunci distrutta dai loro nemici. (l) E che nella versione liviana vi sia un grave errore risulta dal fatto che nel 314 si parla di nuovo della distruzione della città degli Ausoni. Ma questa volta non sono i Sidicini gli autori della distruzione delle tre città ausoniche, bensì i Romani stessi. Che le due guerre si riferiscano ad un solo fatto è evidente; si comprende quindi perchè nel 337 a. C. i consoli siano C. Sulpicio e P. Elio Peto, e nel 314 si chiamino C. Sulpicio e M. Pe-telio. (2) Il racconto secondo il quale nel 314 a. C. i Romani distrussero Ausona, Vescia e Minturne, le città degli Aurunci, merita ad ogni modo più fede dell'altro; e con questa seconda redazione si accorda per lo meno la notizia della colonia latina di Suessa Aurunca dedotta nel 313. Paiono pure ripetizioni di un solo fatto la facile guerra aurunca del 345, essendo dittatore M. Furio Camillo e maestro della cavalleria Gneo Manlio, e quella del 340, in cui gli Aurunci fanno dedizione al console T. Manlio. (3)
      (') Che la città degli Aurunci distrutta dai Sidicini non sia diversa da Suessa Aurunca, dove gli Aurunci trovarono ricetto, Liv. Vili, 15, e della città di Ausona ricordata per il 314, Liv. IX, 25, 4, è stato rilevato anche dal Mommsen, ad CIL. X, p. 465, il quale a ragione, ib. p. 403, crede che anche la località detta Vescia rammentata da Livio per il 314, ricompaia sotto quello più noto di Sinuessa.
      O Liv. Vili, 15, 1 ; IX; 24, 1. Così per l'anno 256 a. C. i Fasti HydaU ed il Chr. Pascli. hanno un console Decio in vece di un Cedicio; Terrore in quest'ultimo caso, v. Cichorius, de fast. consid. antiquiss. (Leipzig, 1886), p. 194, dipende dalla trascrizione del nome Caedicius in xai Asxiou in luogo di xaJ Kai5ix£ou.
      (*) Liv. VII, 28; Vili, 15.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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