Storia di Roma di Ettore Pais

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      260 cap. vii. - dall'intervento romano nella campania etc.
      presso Capua, cosi come in due modi si parlava dell'aiuto allora recato o 110 dai Sanniti ai Romani. (*)
      Non insistiamo oltre su minori particolari; ma non è ben chiaro se il racconto del sacrificio che di sè stesso avrebbe fatto il console P. Decio sia 0 no l'anticipazione dei noti particolari riferiti alle battaglie di Sentino (295) e di Ausculum (279), in cui un console Decio avrebbe pure offerto la sua vita in olocausto alla patria, 0 se all'opposto, la narrazione di uno di codesti celebri combattimenti, i quali vennero del pari ornati con molti fiori poetici (in quella di Sentino si trova anche 1111 accenno ad una fazione di un Manlio), non sia stata arricchita con un episodio tolto alle più antiche memorie elei Deci. (-) Una soluzione soddisfacente di tal quesitoVib. Seq. p. 155, Riese (si pensi al rotacismo romano ed allo scambio ad es. fra Ausones ed Aurunci) non va del resto disgiunto da quello di Vescia e di a saltus Vescinus, „ i quaii si riferiscono alle città ed alle regioni in cui ricompare, come ha veduto anche il Mommsen, v. s. p. 246, n. 1, quello di Sinuessa.
      Forse è il caso di notare che era un vulcano il monte di Rocca Monfina sopra Suessa. Non so se vada invece rilevato esserci affermato che Sinuessa era anticamente detta Sinope, (Liv. X, 21, 8: "altera fi. e. colonia) in saltu Ve-scino.... ubi Sinope dicitur Graeca urbs fuisse, Sinuessa deinde ab colonis Romanis appellata „; cfr. Plin. NH. III, 59). Non parrebbe assurdo pensare che il nome romano abbia rapporto con la crasi di due nomi, in uno dei quali vi sia quello di Vescia. Lascio qui da parte la questione se sia o no vero quanto si dice circa l'origine greca di Sinuessa, il cui nome ellenico sarebbe stato appunto Sinope; di ciò dico altrove.
      (*) Liv. Vili, 6, 8; cfr. invece Dion. Hal. XV, 4 ; v. s. p. 219, n. 1.
      (2) A parte la storiella dell'eroismo di Decio nel 343 (che era ricordata anche dagli annali noti a Cicerone, de divin. I, 24, 51; cfr. Plin. NIL XVI, 11; XXII, 9) la devozione di cotesto stesso Decio alla battaglia di Suessa, è menzionata più volte dagli autori; v. Acc. Aen. f. 3 Ribb.; Cìc. de divin. I, 24, 51; Tuscul. I, 37, 89; prò Sex. 21, 48; de finib. II, 19, 61; prò Rabir. Postum. I, 2; Liv. Vili, 6; Val. Max. I, 7, 3; V, 6, 5; Flor. I, 9; Plin. NH. 22, 9; Plut. vitios. ad infelic. 3, (cfr. [Plut.] parali, min. 18); Cass. Dio. fr. 37, 7 p. 93 Boiss. ; Zonar. VII, 26; Auct. de vir. ili. 26.
      Della " devotio „ del figlio di lui alla battaglia di Sentino (295 a. C.) parlano Acc. l. c.\ Cìc. prò Rabìr. Post. 1, 2; prò Sex. 21, 48; de finib. II, 19, 61; Cat. 13, 4; Liv. X, 27 sqq.; Val. Max. V, 6, 6; Flor. 1, 9; Oros. Ili, 21; Zonar. Vili, 1; [Plut.] parali, min. 18. Di quella del nipote alla battaglia di Ausculum (279 a. C.) fanno infine ricordo Cic. Tuscul. Il, 37, 89; de fin. 11. 19, 61. Al voto fatto allora da Decio accenna Cassio Dione, fr. 40, 43, p. 183 B,


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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