Storia di Roma di Ettore Pais

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      LA * DEVOTIO * DI u DECIO MUS ».
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      non ci è dato conseguire. Il racconto del sacrifìcio di Decio a Yeseris non contiene del resto nulla di sorprendente; esso risponde anzi in tutto alle usanze e alle caratteristiche del più antico popolo romano. Nè vi sono ragioni per mettere in dubbio, nella sostanza, la bontà delle notizie con la quale Livio illustra la storia della " devotio „ di quel console, sebbene appariscano anche esse mescolate con elementi di età recente e che son frutto di tarda elaborazione letteraria. (*)
      senza però lasciar comprendere cfr. Zonar. Vili, 5, se ciò si compiè. Le parole dei consoli javjSevòg xoioóxot) spyou ocpag SscoO-ca. uàvxcog yàp àuxoO zac àXXcog xpaiYjasiv, farebbero anzi credere che ciò non avvenne. Che vi fosse incertezza, dimostra il fatto che, mentre, secondo la fonte di Zonara, Vili, 7; cfr. Flor. I, 26 (21) la guerra contro i servi diventati signori di Volsinì fu sostenuta da Fabio Gu-gite, 265 a. C., stando a quella delTAucT. de vir. ili. 36, fu diretta da Decio.
      Insomma, mentre v'erano tradizioni che parlavano del sacrificio dei tre Deci, padre, figlio e nipote, Cic. de fin. Il, 19, 61; Tuscul. I, 37, 89, altre sapevano della devozione di soli due Deci; Cic. de off. Ili, 4, 16; prò Sext. 21, 48; Cat. 20, 75; prò Rabir. Fost. 1, 2; Plin. NH. XXVIII, 12; [Plut.] parali, min. 18.
      Tenendo presente che Cicerone in alcuni dei luoghi, dove accenna ai due Deci, parla bensì del padre e del figlio, ma non del nepote, prò Sex. ; prò Rabir. Post. II. cc.) cfr. Plin. NH. XXVIII, 12, e che anche il poeta Accio accennava pure alle vicende di questi due, infine che la storia di Decio ucciso alla battaglia di Suessa pare fosse assai più nota delle altre, parrebbe lecito ricavare che era falso per lo meno l'aneddoto relativo alla battaglia di Ausculnm. Ciò troverebbe pure conferma dal fatto che, a seconda delle diverse narrazioni, il terzo Decio sarebbe sopravissuto o no alla battaglia. Non porge ad ogni modo un punto sicuro di partenza Tessere storica la battaglia di Sentino, dacché anche essa venne raccontata in modi atfatto diversi e fu oltremodo ornata con dati favolosi e fantastici. Sul che v. oltre al cap. sg.
      (l) I dubbi sollevati anche da critici eminenti intorno al valore delle notizie di Livio, VIII, 10, 11, sulla u devotio „ non hanno fondamento sicuro. Le parole di Livio, ove dice ad esempio che non solo il console poteva offrire in olocausto la sua vita, ma che aveva facoltà: u quem velit ex legione Romana scripta civem devovere „ rispondono ad un arcaico sentimento religioso della gente latina, comune del resto ad altri popoli, e trovano conferma in notizie autentiche sul culto romano come in altre leggende nazionali (v. ad es. il u postilio „ agli Dei Mani v. Cic. de har. resp. 10, 21 ; e la leggenda di Curzio apd Varr. d. I. L. V, 148). L'aneddoto di Decio, fu già a ragione dagli antichi, v. [Plut.]parali, min. 18, confrontato con il mito di Codro; e pratiche barbariche che ricordano assai la u devotio „ romana sono ad es. ricordate da Cesare, b. G. VI, 16; Diod. V, 28; 31.
      Quanto Livio, l. c., narra intorno al u signuin „ che si doveva sotterrare in


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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