Storia di Roma di Ettore Pais
critica della sedizione militare del 342 a. c. 263
Gli scrittori più antichi non sapevano della dittatura di M. Valerio e della marcia contro Roma dei ribelli, reduci da Capua, guidati da T. Quinzio. Essi parlavano invece di una sedizione civile avvenuta a Roma, di cui il capo sarebbe stato un C. Manlio, t1)
tica religione. Ma, dato che questa osservazione abbia valore, non è lecito inferire che la formula della u devotio, n di cui ci occupiamo, sia posteriore al II secolo, sebbene la fonte di Livio possa essere ancora più recente. Donde lo storico patavino abbia tratte queste notizie sulla u devotio B è forse vano indagare, dacché può pensarsi ad un annalista come Licinio o ad un grammatico come Cincio, che è citato da Livio, VII, 8, 8, dove in una simile occasione fa la storia del chiodo capitolino. Cincio fu, secondo ogni verosimiglianza, fonte a Livio dove narrava l'origine dei ludi Capitolini, VII, 2; cfr. s. parte I, p. 89, n. 1. Però le formule sulla * devotio „ si dicevano già raccolte nella metà del li secoloda L. Furio, v. Mackob. Ili, 6, 9.
Che le due digressioni di Livio sui u ludi „ e sulla 44 devotio „ venissero innestate per fini morali, è espressamente attestato da lui, VII, 2, 13; Vili, 11, 1. Lo stesso non può invece affermarsi per quella relativa all'antichissimo ordinamento militare romano, sebbene preceda di poche linee quella sulla devotio, „ dacché dal contesto appare che essa, come quella sulle riforme militari dei Camilli, cfr. Liv. VII, 23; Dion. IIal. XIV, fr. 9, fa parte organica del suo racconto, e che è connessa con il duello di Manlio, con la vittoria di Veseris, e che fu introdotta per fine politico. Quanto abbiamo sopra notato sull'origine di quest'ultimo racconto indica abbastanza chiaramente che Livio seguiva (se direttamente od indirettamente è un'altra questione) un autore che porgeva informazioni posteriori all'età di Annibale. Ma da ciò non siamo autorizzati a pronunziare nomi; con ciò non abbiamo modo di determinare se la fonte immediata fosse del II ovvero del I secolo. La menzione di Cincio mostra del resto, come rispetto al modo con il quale Livio attese al suo lavoro, non si debba ciecamente seguire le vedute miopi di quei critici moderni, che scambiando il proprio modo di ricercare con il pensiero e la coltura di scrittori d'ingegno, l'opera di tutti gli antichi storici riducono costantemente ad un meccanismo sterile e puerile.
A quanto ho già detto sopra sul confronto fra Codro e Decio va aggiunto che esso era di già notato, per quello che pare, da Duride v. Tzetz. ad Lycoph. 1378; cfr. anche Val. Max. V, 6, 5; ih. ext. 1. Con la u devotio „ romana si può anche confrontare quella dei duci o dei giovani Cartaginesi a Cronos; v. ad es. Herodot. VII, 167; Diod. XX, 14; Enn. apd Fest. p. 249 s. v. puelli.
Liv. VII, 42: u praeter haec invenio apud quosdam L. Genucium tri-bunum plebis tallisse ad plebem ne fenerare liceret; item aliis plebi scitis cautnm, ne quis eundem magistratum intra decem annos caperet, neu duos ma-
gistratus uno anno gereret, utique liceret consules ambos plebeios creari. qua e
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si omnia concessa sunt plebi, apparet band parvas vires defectionem habuisse. aliis annalibus proditum est neque dictatorem Valerium dictum, sed
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (310/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Valerio Roma Capua Quinzio Roma Manlio Livio Licinio Cincio Livio Livio Capitolini Furio Livio Vili Camilli Dion Ial Manlio Veseris Livio Annibale Cincio Livio Codro Decio Duride Lycoph Val Cartaginesi Cronos Diod Enn Fest Genucium Valerium Cincio Mackob Ili Liv Tzetz Herodot
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