Storia di Roma di Ettore Pais
272 CAP. VII. - DALl/lNTERVENTO ROMANO NELLA CAMPANIA ETC.
zione sicura e soddisfacente. Tuttavia può notarsi che la tradizione romana non ci autorizza a supporre che contemporaneamente o poco dopo la comparsa delle prime monete di bronzo (fra il 350 ed il 330 a. C.) sia stata promulgata la legge vietante di trar frutto dal denaro. Essa non afferma che la triste malattia dell'usura fosse conseguenza della comparsa della moneta nazionale; tale moneta essa asserisce infatti esistente sino dal tempo dei re. (r) All'opposto la tradizione, sia che si riferisca al mitico tempo dei decemviri, ovvero ai 357 a. C., reputa legittima l'usura onciaria, dichiara che per effetto di rivoluzioni politiche questa fu ridotta, che gli usurai furono tenuti a freno e che infine fu definitivamente abolita. L'usura infieriva a Roma certo ancor prima del tempo in cui quivi si cominciò a battere di moneta e vi sono parecchi indizi i quali ci inducono a pensare che essa vi venne per lo meno frenata variegenerazioni prima di Catone il Vecchio, anzi prima dell'arrivo di Pirro. (-)
Ma ove anche si sia disposti a riconoscere che presso i Romani, come presso gli Spartani, od altri popoli per i quali di ciò sia stato fatto esplicito ricordo, si stabilirono leggi, che non solo restringevano i confini dell'usura, ma che la disapprovavano od anche la vietavano del tutto, non abbiamo elementi di fatto i quali, rispetto a Roma ci mettano in grado di fissare il termine cronologico preciso di tale divieto, o per lo meno di stabilire se rispetto al secolo IV furono presi provvedimenti, che contenessero l'usufrutto del denaro entro certi limiti legali, ovvero l'abolissero del tutto. Quest'ultimo provvedimento parrebbe infatti rispecchiare tempi assai tardi. Una disposizione legale di codesto genere può solo conciliarsi o con
(') V. s. parte I, p. 323.
(2) Yj appena necessario ricordare che, come già gli antichi avevano notato v. Cat. et Varr. apd Gell. XA. XII, 16, 6; cfr. Paul. ep. Fest. p. 86 s. v.), * fenus „ equivale a * fetus, „ ossia a parto, e corrisponde in tutto al greco xéxog; cfr. àrist. poi. I, 3, 23. Il frutto del denaro è un concetto che sgorga per analogia del feto del bestiame e del frutto dei campi (d'onde usufrutto); e perciò nacque il noto aforisma: * nummus nummum non parit „. Intorno alle indicazioni di Catone il Vecchio v. la n. sg.; sulla XTzoY.onr) xwv xpstov dell'anno 287 circa a. C., al tempo del plebiscito Ortensio, v. s. p. 145, n. 1; cfr. al cap. sg.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (319/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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