Storia di Roma di Ettore Pais

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      294 CAP. VII. - DALL'INTERVENTO ROMANO NELLA CAMPANIA ETC.
      La tradizione è pur logica ove afferma che ai Tuscolani venne conservata la cittadinanza che già avevano; dacché, secondo un racconto che vedemmo essere in parte fantastico, almeno rispetto al tempo ed ai particolari, Tuscolo avrebbe conseguito la cittadinanza romana sino dal tempo del vecchio Camillo. Tuttavia lo scambio assai frequente fra le gesta del vecchio vincitore dei Galli e quelle di L. Furio Camillo, il fatto che L. Furio Camillo è precisamente colui il quale propone venga accordato un mite trattamento alle varie città da lui vinte nella guerra Latina, dà adito alla supposizione che anche in questo caso si sia attribuito agli anni immediatamente successivi al 381, ciò che si sarebbe compiuto verso il 338 a. C., o meglio qualche lustro dopo, verso il 323 a. C. (l) Questo sospetto si trasforma in certezza quasi assoluta ove si consideri che nella guerra tuscolana del 381, M. Furio Cammillo si sarebbe scelto come collega L. Furio, (-) ed ove si pensi che alcune fonti assegnavano al più vecchio Camillo quella punizione dei Veliterni, che nelle fonti di Livio era attribuita a L. Furio. (8)
      Sorprende inoltre veder fatta menzione per il 323 di una simile proposta di punizione per i Tuscolani, accusati di aver favorita la ribellione dei Veliterni e dei Privernati, ossia per sei anniAnagnini, u quorum civitas universa in civitatem Romanam venit La dichiarazione di Festo è apertamente contraddetta dalla versione liviana, molto più logica, eppoi dal passo di Cicerone, prò Balbo, 13, 31, il quale mette appunto i Tuscolani ed i Lanuvini fra quelle genti latine che al pari di altre u universae in civitatem sunt receptae „. Infine la versione di Festo è pienamente contraddetta dalla posizione predominante che fra tutti i u municipes „ ebbero i Tuscolani rispetto al conseguimento degli onori urbani, Cic. prò Piando} 8, 19; sul che cfr, oltre.
      Così non va dato valore a Dionisio, XV, 7, che parlando della civitas accordata ai Formiani ed ai Fondani prima del 326 a. C. fa menzione di EaoTioXixsia. Abbiamo uno dei tanti casi di quelle inesattezze di liuguaggio nelle quali cadevano gli scrittori greci traducendo parole relative ad istituzioni politiche e giuridiche romane; tanto più che mancano del tutto ragioni per credere che Dionisio, rispetto a questa come alle questioni analoghe, abbia seguito una versione sostanzialmente diversa da quella riferita da Livio.
      (') V. s. p. 120; 195, n. 1.
      (2) Liv. VI, 25, 6; cfr. Plut. Cam. 35 sqq.
      (3) V. s. p. 125 sgg.; 194 sgg.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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