Storia di Roma di Ettore Pais

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      308 CAP. VII. - DALL'INTERVENTO ROMANO NELLA CAMPANIA ETC.
      stesso Lazio non era interamente domato, si accorda invece con le notizie discordi conservateci da quelle stesse tradizioni, le quali accennano all'indipendenza degli Ernici e persino dei Tuscolani e dei Veliterni verso il 323, e che Capua mostrano indipendente circa il 314 ed il 310 a. C. Ciò trova del pari conferma nelle notizie più sicure intorno alle relazioni di Cere con Roma.
      Stando alla tradizione più diffusa, Cere congiunta da vincoli di alleanza con Roma dal tempo della catastrofe gallica, durante la quale avrebbe dato ospitalità ai " sacra „ di costei ed alle Vestali, si sarebbe in seguito collegata con i Tarquinì nel 353 e avrebbe su di se attirate le armi romane. Atterriti dall'imminente pericolo,
      Se ci fossero stati tre trattati prima dei tempi immediatamente vicini al passaggio di Pirro in Italia, Polibio, III, 25, 1, non avrebbe fatto ricordo di soli due, prima del terzo da lui ricordato e che corrisponde al quarto di Livio, ep. XIII, Diod. XXII, 7, 5 ad a. 279 a. C. E evidente che il secondo trattato di Polibio è il terzo di Livio, IX, 43, 26; cfr. VII, 27, 2; 38, 2. In questi ultimi due passi, come in tanti altri luoghi, lo storico di Padova ha riferito come due fatti diversi due redazioni di un solo avvenimento. Livio parla di un trattato nel 348, e di una successiva ambasciata nel 343 cosi come per il 341 ed il 340 ed il 338 ripete le medesime notizie rispetto alla concessione della cittadinanza romana od alle assegnazioni di terre. Di ciò più che nell'inesattezza di Livio la causa va cercata nell'indole delle fonti sue, ossia negli annalisti del I secolo a. C. i quali avevano già fra loro conglutinate e amalgamate diverse redazioni del medesimo racconto.
      Che poi fra il 348 ed il 343 si fosse stipulato un nuovo trattato, visto gli intervalli che separano gli altri punico-romani e la durata abituale fissata nei patti di tal genere (venti, trenta, quaranta, cento, anni) è per se stesso poco probabile. Ove poi si creda che l'ambasceria cartaginese del 343, Liv. VII, 38, 2, non corrisponda al secondo dei quattro trattati di cui Livio, ep. XII (del terzo fa infatti menzione per il 306, Liv. IX, 43, 26) bensì al secondo di Polibio, dovremo, attenderci che Roma vi menzionasse i Campani, che sono detti dediticì dal principio di quell'anno e prima di codesta ambasciata punica, Liv. VII, 30 sqq.; che dallo storico latino era forse identificata al secondo trattato. Ci attenderemmo poi u a fortiori „ la menzione dei frapposti Aurunci di Mintnrne, di Vescia, e di Suessa, dacché essi si dicono vinti sino dal 345 a. C. Liv. VII, 28. Invece rispetto a questi popoli nel secondo trattato polibiano si serba alto silenzio.
      Le varie questioni che il testo di questi due trattati solleva rispetto alla Sicilia discuterò del resto nei volumi II e III della mia Storia della Sicilia e della Magna Grecia; il valore di essi avrò pur agio di esaminare di nuovo e con ampiezza nella parte positiva e ricostruttiva, ossia nel secondo volume, della presente storia romana.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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