Storia di Roma di Ettore Pais

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      LE PIÙ ANTICHE RELAZIONI FRA ROMA E CERE
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      con Cartagine non si faccia menzione dei Ceriti, i quali sino da tempi molto più vetusti, ossia dalla metà del VI secolo, avevanofornirono gli Umbri, i Sabini, i Marsi, i Peligni, i Marrucini federati; ed infine i Camerini aventi il celebre foedus aequum, „ che ivi è pur ricordato. Si fa dunque menzione di federati di vario grado accanto a u cives Romani cum suffragio, „ come erano ormai i Sabini, Veli. I, 14, 8. I Ceriti potevano comparire in tale lista anche ove fossero stati u cives sine suffragio, „ dacché si tratta di oblazioni spontanee. E va aggiunto che queste potevano, fra l'altro, essere fatte tanto dalle ricche famiglie aventi condizioni speciali rispetto a Roma, quanto in complesso da quei cittadini, che con un atto di devozione cercavano forse di far dimenticare le antiche colpe e di ottenere un trattamento migliore.
      Rispetto al tempo in cui i Ceriti divennero u cives Romani „ v'è la consuetudine di riferirsi a Livio, VII, 20, il quale mette in relazione il perdono e la pace ottenuta per cento anni con le antiche benemerenze dei Ceriti verso Roma, al tempo delle guerre galliche. Gellio, XA. XVI, 13, 7, dopo aver invece detto: 4 primos autem municipes sine suffragii iure Caerites esse factos acce-
      pimus, „ aggiunge: tf concessumque illis ut civitatis Romanae honorem quidem
      *
      caperent, sed negotiis tamen atque oneribus vacarent prò sacris bello Gallico receptis custoditisque Quest'ultima osservazione è assai strana. Non si capisce come mai i Romani potessero onorare i loro antichi alleati privandoli dei diritti politici, ed è discutibile se Gellio porga una sua ipotesi, ovvero la versione di uno scrittore che voleva giustificare il contegno dei Romani, i quali, come sappiamo da Strabone, V, p. 220 C, venivano biasimati d'ingratitudine non solo perchè dando ai Ceriti la cittadinanza nel fatto oòx àvsypa^av sig xoòg 7ioXtxag, e perchè non li resero partecipi della ìaovopÉa, ma perchè nelle liste dei Ceriti solevano inscrivere le città che ponevano nella stessa condizione giuridica, u ta-bulae Caeritum „. (Strabone segue una fonte favorevole a Cere, come appare da ciò che dice su questa città, clìe si era astenuta dal pirateggiare e che aveva un tesoro a Delfi; egli si attiene probabilmente anche in ciò ad una fonte greca). Che la condizione dei Ceriti fosse ignominiosa, risulta da sè stesso, ed è espressamente detto dagli antichi, v. Horat. ep. I, 6, 62; Porphyr. ad L Forse la verità ci è conservata in uno scolio di [Acrone], ad L: u Caeritibus civitas Romana sic data, ut non liceret eis suffragium ferre quia post datam ausi sunt rebella re, ideoque census eorum in tabulas relati a ceterorum censibus remoti erant „. Questa versione razionale per sè stessa, e che suppone vicende simili a quelle di Fondi (Liv. VIII, 19) non ha però fondamento in nessun fatto storico a noi noto, e non è escluso, v. Mommsen, roem. Staatsrecht, III, p. 572, n. 2, che essa derivi da uno scrittore di età non antica.
      Rispetto alla nostra questione parali però vadano rilevati altri elementi salienti dal lato cronologico, e che risultano indirettamente dalle dichiarazioni degli autichi. Il fatto che i Ceriti erano i capolista dei u cives sine suffragio n dovette generare l'opinione che essi fossero i più antichi cittadini facenti parte di questa categoria. Ciò nel fondo era vero, rispetto all'età meno tarda in cui questo


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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