Storia di Roma di Ettore Pais

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      312 CAP, VII. - DALL'INTERVENTO ROMANO NELLA CAMPANIA ETC.
      stipulato per proprio conto trattati con codest'ultima città, (*) e che ancor dopo il 306, in cui fu conchiuso il secondo trattato punico-romano, si mantennero indipendenti.
      fatto si produceva, ed in cui lo si commentava a fine di indagine giuridica e storica. Ma questa integrazione non deve essere stata giusta rispetto alla storia anteriore al III secolo. Sarebbe assurdo pensare che Roma, sia pure nel IV secolo, avesse creato quella condizione giuridica rispetto ai soli Ceriti, e che non l'avesse già applicata a quelle varie comunità latine, le quali come Medullia, Camelia, Crustumerio, da tempi ancora anteriori erano divenute parte integrale del territorio romano e che furono più tardi ammesse alla piena comunanza dei diritti civili. Certo sino dal 290 a. C., secondo la tradizione, la u civitas sine suffragio „ venne accordata ai Sabini, „ Vell. I, 14, 6, ma una generazione dopo, nel 268, i Sabini ottennero il 11 suffragii ferendi ius, „ Vell. I, 14, 8. Disposizioni di questa medesima specie si dovettero altre volte ripetere: e quindi se ad es. circa il 273 a. C. (e non verso il 353 a. C.), ossia nel tempo in cui i Ceriti perderebbero meta del loro territorio, v. Cass. Dio, L cessi divennero i secoudi od i terzi in ordine progressivo e cronologico nelle tavole dei u cives sine suffragio, „ per effetto di successivi avvenimenti dovettero iu seguito diventare i primi.
      L'espressione u tabulae Caeritum, „ secondo ogni verosimiglianza, deve essere pertanto sorta in un'epoca relativamente recente, in cui, essendo stata concessa la cittadinanza romana ad altre città che prima l'avevano u sine suffragio, „ i Ceriti divennero i capolista. Ciò trova conferma nel fatto che Festo, p. 127; 233 M, negli estratti in cui parla dei municipia, ovvero delle prefetture, non ricorda mai Caere per prima. Nel primo caso fa precedere Alicia nel secondo Fundi e Formiae. Del resto quegli estratti di Festo, come prova ad es. ciò che dice su Tuscolo, v. s. p. 293, n. 1, sono monchi e confusi: e da essi la critica moderna ha talora voluto ricavare conclusioni eccessive.
      A far determinare da parte degli antichi eruditi l'origine e la durata del a ius Caeritum „ e delle * tabulae Caeritum „ contribuì forse qualche verso di celebre poeta. Se per esempio Lucilio, come menzionò gli u scorta Pyrgensia, „ apd Serv. ad Aen. X, 184, così rammentò in modo proverbiale le * tabulae Caeritum, „ s'intenderebbe perchè l'uso di chiamare in tal modo le tavole degli aerarii „ fosse durato anche dopo una legge che tolse i Ceriti da quella condizione infamante e che si prestava allo scherno. La miglior prova di ciò porge Orazio, ep. I, 6, 62 sq., il quale, sebbene scriva molto tempo dopo che, per effetto delle leggi Iulia e Plauzia-Papiria, i Ceriti, come tutti gli Italici, erano stati ammessi al pieno possesso dei diritti politici romani, nondimeno fa menzione delle tavole dei Ceriti. E molto discutibile infatti che i Ceriti siano rimasti cives sine suffragio „ sino al 90 a. C. Roma che nel 180 a. C. accordò la cittadinanza romana ai Forniiairiy ai Fondani rei della stessa colpa dei Ceriti, e che fini per accordare ai superstiti Campani di prendere iu moglie donne romane, Liv. XXXVIII, 36, 5, non dovette tenere un contegno diverso rispetto ai suoi vecchi alleati di Cere.
      (*) Herodot. I, 167.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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