Storia di Roma di Ettore Pais

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      I PRETESI AVVELENAMENTI DEL 331 A. C.
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      nero pure denunziati da un loro servo e al pari delle eentosettanta matrone uccisi. (l) Il fatto che poco dopo quest'ultimo anno si cominciò a narrare la storia di Roma da un Fabio, che un Fabio pure in tali anni innalzò un tempio a Venere, può forse aver dato occasione a simili finzioni per il secolo IV ed il principio del III. (') Certo rispetto a Fabio Massimo, console nel 295, l'anticipazioni e la transazione delle gesta di Fabio Massimo, del ben noto rivale di Annibale, è un fatto accertato; (3) ed altrettanto accertate, come tosto diciamo, sono quelle che si riferiscono alle vicende edilizie della Città per il IV secolo. La miglior prova del resto, che tutto questoracconto delle eentosettanta matrone è interamente falso risulta da
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      ciò che, a confessione dello stesso Livio, v'erano annalisti, i quali non lo narravano o sapevano solo di pestilenza. (4) E quanto è rife-
      (1) Liv. XXVII, 3, 4: 14 baec noctis una bora omnia incendere centum septuaginta Campani princibus fratribus Blossiis coniuraverunt Si comprende come mai a Blossio di Cuma, l'amico di Tiberio Gracco, si domandasse se, ove glie lo avesse ordinato costui, avrebbe attaccato fuoco al Campidoglio, Cic. Lael.
      11, 37; Plut. Ti Gracch. 20, 4.
      Va poi notato coinè nello stesso anno 210 da Livio, XXVI, 27, si parli di un incendio realmente avvenuto a Roma per opera dei Campani. Per quello che sembra v'è rispetto a ciò una duplicazione del genere di quella che si ha rispetto all'incendio meditato da Pleminio, che è rammentato per l'anno 204 e poi peril 194 a. C., Liv. XXIX, 22; XXIX, 40.
      (2) Certo è degno di nota che come il tempio di Venere Verticordia del 114 venne anticipato per il 295 o 291 a. C., così il tempio di Venere Ericina sul Campidoglio votato e dedicato da Fabio Pittore nel 217 e nel 215 a. C. (Liv. XXII, 9 sq.; XXIII, 30 sq.), da Ovidio, fast. IV, 865, fu scambiato con quello di Venere Ericina presso la porta Collina, che secondo Livio, X, 24, 4, sarebbe stato dedicato nel 181 da un Porcio, ma che da lui stesso è supposto come esistentesino dal 201, Liv. XXX, 38, 10.
      Queste le inesattezze degli storici di professione; in quanto ai romanzieri che fanno invece professione di inesattezza storica, non è forse inutile rammentare che con la storiella della dedica da parte di un Fabio di un tempio di Venere Verticordia nel 295 o nel 291 a. C. si collega la storiella riferita da Dositeo apd [Plut.] parali. min. 37, il quale racconta di un Fabio Fabriciauo parente di Fabio Massimo, «he dalla preda della sannitica Turio (Toógtov codd.), inviò a Roma una statua di Venere vincitrice, e che fu spento per inganno della adultera moglie Fabia, la quale, alla sua volta insieme all'adultero, venne uccisa dal figlio.
      (3) V. oltre al cap. sg.
      (4) Dalle parole di Livio, VIII, 18, 2: * illud pervelim — nec omnes auc-


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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