Storia di Roma di Ettore Pais

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      35-4 CAP. VII. - DALL'INTERVENTO ROMANO NELLA CAMPANIA ETC.
      antica alleanza sannitica-romana (che la tradizione liviana riferisce per il 354, ma che testé vedremo cadere secondo altri computi verso il 348), venne nel fatto conclusa a danno delle popolazioni poste fra il Liri e la fertile pianura Campana, pianura; che, accanto al possesso di Napoli, fu il pomo della discordia che dette occasione allo scoppio della guerra fra i due più potenti popoli d'Italia.
      Nel brevissimo corso di un settennio, ossia dal 345 al 338, secondo la tradizione ufficiale, i Romani sarebbero diventati incontrastati signori di tutto il Lazio, del paese dei Volsci, dell'ubertosa regione dei Sidieini, degli Ausoni, e dei Campani. Ciò naturalmente è assurdo. Non riusciremmo a comprendere d'onde la sola Città, privata dell'aiuto di tutti i suoi alleati, avrebbe potuto trarre i soldati necessari a vincere ,tante guerre, tanti popoli. Ciò, come abbiamo più volte notato, ed anche per se stesso è evidente, è frutto di un periodo più lungo e di varie lotte. E va pur presupposta una serie di stadi intermediari intorno alle varie relazioni di dipendenza di questi vari popoli rispetto a Roma, non soltanto per la seconda metà del IY secolo, ma ancora per quel periodo che va sino alla guerra contro Pirro, anzi al principio della guerra Punica (264 a. C.) (x)
      La tradizione, prescindendo da più audaci e visibili anticipazioni, che rispecchiano magari il I secolo a. C., dice conseguito nel 338 a. C. ciò che, a conferma da lei stessa, fu raggiunto non prima del 323 od anche del 314 a. C. Essa afferma come compiuto nel IV secolo un complesso di fatti politici che allora furono appena iniziati, e che, come la totale dipendenza dei Latini e dei Campani, va riferito ai tempi di Pirro od a quelli di Annibale. Si mira ache viene fissata fra il 445 ed il 337, ricompare nel 314 a. C., v. s. p. 245 sgg. cfr. al cap. sg. Dopo tutto, le parole di Livio, Vili, 16, 3, sui Sidieini i quali: u aut ipsi moverant bellum aut moventibus auxilium tulerant aut causa armorum fuerant, „ non rispecchiano soltanto la presenza di diverse tradizioni, ma giovano anche a far sospettare un tempo di rivoluzione in cui i movimenti politici dei vari popoli minori erano vari ed ineguali. Così per fatti anteriori di circa tre lustri, per il tempo della rivoluzione che desolò la Magna Grecia e la Sicilia, si osservava che Dione ègexapafsv aTtavxag ttpòg aTiavxas, Strab. VI, p. 255 C.
      (*) Con ciò si accordano anche le brevi indicazioni del Pseudo Scilace, 8 sgg; cfr. al cap. sg.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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