Storia di Roma di Ettore Pais

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      ELEMENTI FANTASTICI E RELIGIOSI.
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      Man mano che penetriamo nel campo delle notizie e delle età storiche vengono meno le ragioni di imitare le gesta elleniche. L'imitazioni dovevano probabilmente apparire più opportune per l'oscuro periodo delle origini, che abbiamo ormai abbandonato. Le gesta genuine e gloriose del popolo romano cominciavano ad abbondare; e tanto gli annalisti dell'età di Annibale, come quelli delle generazioni posteriori, avevano ormai sufficiente materia da narrare e da contrapporre alla decadente storia dei Greci. Nulladimeno non sarebbe giusto credere scomparse del tutto le traccie di talestissimis semitis, prae sua Capua pianissimo in loco explicata ac prae illis plateis inridebunt atque contemnent; agros vero Vaticanum et Pupiniam cum suis opimis atque uberibns campis conferendos scilicet [non] putabunt; oppi-doruin autem finitiinorum illam copiam cum hac per visuni ac iocum contendenti Veios, Fidenas, Collatiam, ipsum hercle Lanuvium, Ariciam Tusculum cum Calibus, Teano, Neapoli, Puteolis, Cumis, Pompeis, Nuceria, comparabunt „.
      Sarebbe ovvio fare altri confronti di questo genere, ad es. dove si parla della non giusta divisione dell'agro Falerno fatta ai plebei nel 339, Liv. Vili, 12; e non v' è per cosi dire pagina di Livio clie non presenti traccia di redazione e falsificazione letteraria e politica assai recente. Quanto abbiamo notato sulle leggi sui u nexi „ offre un buon esempio. Un altro esempio caratteristico porge quanto è detto sul popolo Tuseolano allorché: u cum coniugibus ac liberis Romani venit. ea multitudo veste mutata et specie reorum tribus circuit, genibus se omnium advolvens. plus itaque misericordia ad poenae veniam impetrandam quam causa ad crimen purgandum valuit. tribus omnes praeter Polliam antiqua-runt legem. Polliae sententia fui, puberes verberatos necari, coniuges liberosque sub corona lege belli venire; memoriamque eius irae Tusculanis in poenae tam atrocis auctores mansisse ad patrum aetatem constat, nec quemquam ferme ex Pollia tribù candidatum Papiriam ferie solitum „. Liv. VIII, 37, 9; cfr. Val. Max. IX, 10, 11. Occorre appena avvertire che particolari di questo genere, ai quali va contrapposta la versione più sincera, che parla di un trionfo sui Tu-scolani, Plin. NIL VII, 136, sono l'eco di quella perenne antipatia, che dovunque suole esistere fra cittadini di paesi limitrofi e che a Roma, fra gli abitanti di quelli che oggi sono u li castelli, „ aveva occasione di manifestarsi ogni anno nell'occasione dei comizi elettorali. Cotesta redazione recente è affatto degna di stare a fianco di quella di Licinio Macro apd Liv. IX; 38, sulla Curia Faucia, cfr. al cap. sg. Essa però può derivare tanto da un annalista come Licinio, quanto da un glorificatore delle memorie dei Flavi. Così, lo notammo testé, possono essere l'eco di un annalista del III secolo, come di uno scrittore posteriore, alcuni minuti particolari sulla seduta tenuta nel Campidoglio, in cui Annio di Setia avrebbe esposte le sue pretese, Liv. VIII, 11, v. 362, n. 1. Sull'aneddoto di Milionio dittatore di Lanuvio v. s. p. 219, n. 2.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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