Storia di Roma di Ettore Pais
I PIÙ ANTICHI MONUMENTI DELLA STORIA ROMANA.
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il 313 a. C. o anche qualche anno dopo si pose quella colonna, su cui si leggeva il trattato che regolava le relazioni con i Latini, destinato a diventare celebre con il nome di u foedus Cassianum „.
Ma se sullo scorcio del IV secolo cominciano a comparire monumenti sincroni, o per lo meno non troppo lontani dagli avvenimenti a cui si riferivano, non dobbiamo tosto aprire l'animo alla confidenza. Guardiamoci bene dal credere che meriti cieca fedeil ricordo che Asconio fa di Catone, il quale seguendo il costume più vetusto, si recava a giudicare nel Foro coperto della sola toga senza la tunica, prova che codesta statua di Camillo, posta nel luogo dove parlavano gli oratori, lo rappresentava (come Marcio Tremulo equestris togata, „ Plin. NH. XXXIV, 23), nel più antico costume nazionale di magistrato romano.
Nè Plinio nè Asconio dicono di quale Camillo si parli. Parrebbe naturale pensare al più vecchio Camillo; e trovare in ciò un ulteriore argomento per distinguere la statua equestre di L. Camillo da quella di M. Camillo. Che M. Camillo fosse stato localizzato anche nel Comizio, risulta chiaramente dalla storiella del centurione, che nel Comizio, dopo la partenza dei Galli, mentre il senato era raccolto nella Curia Hostilia, avrebbe pronunciato le fatidiche parole:
* hic manebimus optime „ Liv. V, 55, 1. Ma non va trascurato che dalla tradizione, ciò che abbiamo spesso notato, v. ad es. s. p. 126 sgg., le gesta di M. e di L. Camillo sono spesso tra loro confuse. Una soluzione soddisfacente di questi quesiti non è possibile, tanto più che non sappiamo di quale natura fosse la colonna che venne innalzata in onore di C. Menio e che si trovava appunto entro il Comizio non distante dai rostri (sulla posizione di essa v. Huelsen, nelle roem. Mittheilungen, 1893, p. 84; 92). Parrebbe naturale pensare che su di essa fosse innalzata una statua, cosi come su quella di Minucio, cfr. Plin. XXXIV, 20, (o meglio di Ercole MvjvuTYjg, v. s. parte I, p. 545), ma nulla ci autorizza a reputare fosse equestre. Dalle parole di Festo, p. 134 M. * Maeniana appellata sunt a Maenio censore (circa 318 a C.), qui primus in Foro ultra columnas tigna proiecit, quo ampliareutur superiora spectacula, „ come dal fatto che le vicende di Anzio attribuite al 338 a. C. parrebbero identificarsi che quelle del 318-314 a. C. parrebbe lecito ricavare che codesta colonna fu innalzata non prima di questo tempo.
Che a Roma, almeno dall'età di Catone il vecchio, si innalzassero statue a viventi è cosa certa, v. ad es. Plut. Cut. Mai. 19; cfr. C. Gracch. 4; Plin. NH. XXXIV, 31, e non v'è nulla di strano nella notizia che parla di colonne e monumenti di vittorie navali, come dei * rostra, „ quando si consideri che sino dal V secolo in Grecia v'erano colonne che rammentavano vittorie navali (si pensi alla Nike di Peonio) e che, verso il 326, Roma si insignorì della greca Napoli. (Sui 14 rostra „ delle navi di Cleonimo a Padova verso il 300 a. C. v. Liv. X, 2, 14j. Si noti invece che le notizie sulle statue rappresentanti uomini viventi, prima del IV secolo, sono rarissime e sospette. Tale è quella sulla statua che
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (420/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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