Storia di Roma di Ettore Pais

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      35-4 CAP. VII. - DALL'INTERVENTO ROMANO NELLA CAMPANIA ETC.
     
      quanto d'ora innanzi ci sarà raccontato. Le notizie a noi pervenute, anche per l'età successiva all'arrivo di Pirro, sia che si riferiscano a gesta militari ovvero a riforme civili, e sebbene talora s'invochi la testimonianza di documenti ufficiali, accanto a dati genuini, contengono sempre molti dati o falsi o sospetti. La quasi storia romana, ancorché se ne trovi man mano la genesi ed il dubbio valore, è simile in tutto all'idra di Lerna dalle teste amputate ma sempre rinascenti.
      Sp. Cassio avrebbe innalzato a sè stesso, Calp. Pis. apd Plin. XH. XXXIV, 30 contradetta dalla versione secondo cui tale statua sarebbe stata dedicata a Cerere con il peculio di Sp. Cassio, Plin. ib. 15; cfr. parte I, p. 508. Sospetta è del pari quella sulla statua di Minucio Augurino, che sembra invece riferirsi ad. un dio, v. s. parte I, p. 545. Nè è più sicura la notizia intorno alla statua che un Claudio avrebbe innalzato a se stesso, Scet. Tib. 2; cfr. al cap. sg.
      Disgraziatamente manca a noi, per quanto io so, una indicazione la quale ci dica esplicitamente che nell'antica repubblica romana era vietato innalzare statue ad uomini viventi. Ma, se non mi inganno, questo principio si ricava con sufficiente certezza dalla storia della moneta romana. Fatta eccezione per il rarissimo statere aureo di Quinzio Flaminiuo (che giustamente, non ostante la leggenda romana, è considerato come moneta greca, v. Babelon, monti. d. L rép. II, p. 390) nelle monete romane prima della fine del I secolo a. C. non figurano mai figure che non siauo che di divinità od al più di antenati. La controprova di questo principio si ha nel riconoscimento dell' * ius imaginum „ delle famiglie patricie e poi anche delle nobili.
      Se pertanto non v'è ragione di dubitare che sui u rostra ^ od in altro punto del Foro vennero poste le statue di Furio e di Menio, è lecito pensare che queste siano state erette dopo il 338 od il 314 dai loro discendenti (si pensi ad es. alla statua di Acilio Glabrione dedicata dal figlio di costui, Liv. XL, 34 ad a. 181 a. C.; Val. Max. II, 5, 1). Ma mentre per quelle innalzate sul Foro sembra giusto pensare anche a deliberazioni di qualche magistrato che volle onorare i propri antenati, rispetto a quelle sui rostri è naturale credere che fossero tra quelle collocate per effetto di un senato consulto o di deliberazione del popolo (cfr.
      Calp. Pis. apd Plin. XH. XXXIV, 30). Forse da Plinio, XH. XXXIV, 26, ove si discorre di quelle di Pitagora e di Alcibiade (cfr. anche XXXIV, 43, sul voto di Carvilio) potrebbe ricavarsi che le statue di L. Furio e di C. Menenio furono innalzate al tempo delle grandi guerre sannitiche; cfr. al cap. sg.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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